I PELLEROSSA : LE VERE IMMAGINI
A cura di Giovanni De Sio Cesari
Pubblichiamo una serie di foto tutte originali ,di indiani in massima parte della fine dell'800 ( ma alcune posteriori, fino al 1945) che documentano visivamente la realtà effettiva dei nativi americani al di la delle trasposizioni cinematografiche.
GUERRE INDIANE Giovanni De Sio Cesari
Quando io ero un ragazzino ero appassionato, come tutti quelli della mia età, del West: cavalcavo con la fantasia con Toro Seduto e Buffalo bill , lanciavo il tomawak e estraevo la colt: volevo sapere tutto del West e domandavo delle guerre indiane: quali le guerre , quali le battaglie , quali gli armistizi e quali le paci: In effetti pero nessuno mi sapeva rispondere . Dopo molto, molto tempo ho trovato io stesso le risposte che allora non ero riuscito ad avere . Ho scoperto che in realtà le guerre indiane non ci sono mai state e quindi le mie domande non potevano avere risposte. Se per guerre intendiamo avvenimenti come la guerre civile americana o le guerre napoleoniche non possiamo parlare di guerre indiane: nulla di simile è avvenuta nelle praterie del West: quindi le mie domande non potevano avere risposte perchè non c’erano risposte.
Nelle guerre infatti si distinguono chiaramente gli inizi (dichiarazioni di guerra), la fine ( pace o armistizio), battaglie principali ma nel West non si hanno avvenimenti del genere perché gli indiani non erano in grado di sostenere una guerra Dal punto di vista politico non costituivano una società strutturata in entità statuali. Ogni capo poteva avere un certo seguito secondo il proprio prestigio personale ma i guerrieri decidevano quasi ognuno per conto suo se seguirlo o meno, nessun autorità poteva fermare il singolo o i piccoli gruppi spontanei. Non c’era quindi una vera entità che avesse il potere di iniziare o terminare una guerra. Ma anche materialmente gli indiani non potevano raccogliere proprie forze consistenti perchè non erano in grado di procurarsi riserve di cibo per molti uomini e per un periodo ampio di tempo che è un presupposto fondamentale per la formazione di un esercito: dovevano continuamente cercarsi del cibo per se stessi e lasciar pascolare i cavalli e conseguentemente non potevano nemmeno raccogliersi in gran numero in uno stesso posto se non per tempi molto brevi. Le battaglie presuppongono che le parti in lotta siano in grado di raccogliere tutte o la maggior parte delle loro forze belliche per affrontarsi e in un solo momento decidere delle sorti della guerra. Conseguentemente non c’erano battaglie ma inseguimenti, imboscate, un nemico che non si sapeva bene quale fosse e comunque imprendibile, territori immensi e spopolati, scontri sanguinosi e massacri. Non possiamo nemmeno parlare di guerriglia . Essa presuppone pur sempre una autorità centrale in grado di organizzarla , guidarla, iniziarla e concluderla.
I compiti dell’esercito nel West sono più che altro configurabili come compiti di polizia e l’esperienza dimostra come l’esercito trova difficoltà quando deve svolgere compiti del genere: è organizzato per affrontare un nemico che è di fronte , chiaro e forte. Nel compiti di polizia invece non si sa mai bene quale sia il nemico, chi deve essere colpito e chi no, e allora l’esercito tende a generalizzare, a fare un uso sproporzionato della forza e quindi a provocare vittime innocenti e stragi ingiustificate: ed è proprio quello che accadde nel West
L’unica battaglia riportata dalla cronaca è quella famosissima di Little Bighorn, Essa in effetti fu uno scontro casuale: Custer fu imprudente, accecato dal desiderio di mettersi in luce e forse dalla constatazione che mai gli indiani erano riusciti a distruggere un intero reparto di soldati. Nemmeno si può parlar , come talvolta si dice, di una "vittoria" indiana. Se i giovani guerrieri si entusiasmarono per la inaspettata vittoria certamente i più saggi capi capirono immediatamente come quella vittoria era loro più nefasta di qualunque sconfitta, che li si infrangevano le residue speranze degli uomini rossi perché i soldati avrebbero voluto punire chi aveva ucciso i loro commilitoni e che non era possibile opporsi a essi. Subito dopo infatti essi si dispersero. Alcuni si rifugiarono in Canada , altri fuggirono lontano sempre braccati dall’esercito e soprattutto alle prese con la fame e il freddo, molti poi alla spicciolata, più realisticamente, decisero di tornarono alle riserve: non sono questi certo gli effetti di una vittoria. Si noti che non si ha notizia di nessun caposaldo (forte) e di nessun centro abitato distrutto dagli indiani. Anche le stragi poi perpetrate dall’esercito furono certamente terribili e inaccettabili ma in effetti si tratta solo di pochissimi episodi. Consideriamo inoltre il numero dei caduti. Si ritiene che i soldati caduti in circa trenta anni siano stati intorno a mille uomini ( un quarto dei quali a Little big Horn) e tre mila i civili uccisi dagli indiani : si calcola che gli indiani uccisi, compresi i civili massacrati raggiungano forse le diecimila persone. Per fare un confronto nella contemporanea guerra di Secessione ci furono oltre duecentomila morti in 4 anni di scontri sanguinosi. Anche al punto di vista del numero si vede quindi che parlare di “guerre indiane” è ed improprio, eccessivo . Tuttavia avviene spesso nella storia: la leggenda ha le sue leggi che non sono quelle della storia : una piccola retroguardia di Carlo Magno guidata da uno oscuro conte Rolando caduta a Roncisvalle è stata per mille anni cantata dai poeti e ancora ora i pupi siciliani ne rinnovano le gesta.
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