PURSUIT OF HAPPINESS
di Giovanni De Sio Cesari
L’espressione si trova nella Dichiarazione di Indipendenza degli Usa nella sua affermazione più importante e nota:
We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.
Sembrerebbe quindi che nei diritti dell’uomo sarebbe anche compreso quello di almeno perseguire, se non proprio raggiungere, la felicita: lo stato avrebbe quindi nei suoi fini anche la felicità dei propri cittadini: Il concetto, a ben vedere, pare alquanto strano messo in relazione al diritto alla vita e alla liberta
Ma che si intendeva con Happiness nel 700?
Il termine va messo in relazione al francese felicitè di cui appare una traduzione
In latino felix significava fecondo ( arabia felix, campania felix) , e quindi anche prospero, fortunato, (cioè ben voluto dalla fortuna). Happiness è la traduzione inglese di felicitè e comunque viene da happ che significava fortuna Quindi happiness significava prosperità: si riallaccia ai diritti dello stato liberale, che, come è noto, erano la vita, la libertà e la "proprietà " (e non la "felicità" )
Si noti anche che John Locke scriveva nei Due trattati sul governo , “no one ought to harm another in his life, health, liberty, or possessions.” e che nella Declaration of Colonial Rights del 1774, si parla di "life, liberty, and property”
Al nostro
significato di "felice" corrispondeva invece il termine "beato" ed aveva
significato propriamente religioso. Infatti in inglese “beato” si traduce : “blessed”(by
God) (benedetto da Dio) o blissiful (pieno di benedizioni) Un tale mutamento di
significato non è un fatto accidentale, come in altri casi, ma una profondo
rivolgimento culturale. Fino al 700 l’idea dominante era che nel mondo potesse
esservi la prosperità ma che la vera felicità,nel significato moderno , che
veniva indicato come “beatitudine” nel passato. Poteva esservi solo in Dio e
nella vita futura: nella vita nel mondo c'era solo prosperità Gli uomini santi
erano i beati (felici), quelli che guardavano alla terra potevano aspirare solo
al benessere
Con il romanticismo nell’800 invece si cominciò a pensare che il divino fosse
anche in questo mondo e sorsero le religioni laiche come quelle della patria,
della libertà, dell'arte e, in particolare, dell'amore. Il termine felicità
assunse man mano il significato terreno moderno Cosi si cominciò a usare un
linguaggio religioso usando termini come martiri del Risorgimento, profeta della
libertà. apostolo dell’unità.
Il capovolgimento
dell’antico concetto della vita si riflette quindi nel
cambiamento del significato del temine “felicità” L’uomo moderno non vive più in
attesa della morte che solo gli può assicurare la felicità (beatitudine) ma
cerca la felicità in questa vita anche quando crede nell’altra
E’
consono dello spirito illuministico che i diritti siano quelli giuridici e non
quelli economici : la prosperità è frutto dell’impegno dei singoli che deve
essere rispettato ( in questo consiste il diritto) e la proprietà ,frutto di
questo impegno, è dichiarata sacra : lo stato non può privare il cittadino dei
suoi beni allo stesso modo che non puo privarlo della liberta e della vita. Un
tempo i sovrani imbastivano processi giudiziari con il fine principale di
confiscare i beni dei condannati: l’esempio più eclatante fu il processo dei
templari voluto da Filippo di Francia per incamerare i loro beni
Se si parla di “pursuit of happiness” e non semplicemente di happiness è perchè ogni uomo non ha il diritto naturale ad avere dei beni ( di fortuna, si dice anche ora) ma il diritto di cercarli di procurarseli con la sua attività: Quindi “ certain unalienable rights, that among these are life, liberty and the pursuit of happiness” significava che ciascuno ha il diritto alla vita e alla liberta per il fatto stesso di essere un uomo ma la prosperità economica ( happiness) è frutto del suo lavoro : puo avere solo il diritto di pursuit
Andando però al merito del problema: perche mai la politica non dovrebbe occuparsi della felicita che un concetto sintesi della umana condizione:? Perche no?
Bisogna
considerare che felicita non è concetto politico ma psicologico, esistenziale
direi,
Senza porre la questione filosofica di cosa sia la vera felicità, diciamo
allora felicita nel senso semplice, limitato di gioia, soddisfazione Ora si
può essere felice perchè una donna ci ama, perchè abbiamo avuto un figlio
desiderato, C’è chi è felice perche ha vinto la propria squadra, perchè ha
fatto un bel viaggio, perchè il lavoro lo soddisfa perchè ha avuto un buon
voto e cosi via. Si può essere felici nella povertà e infelici nella
ricchezza: tanti rimpiangono i bei tempi antichi in cui si era poveri ma ci si
voleva bene, i religiosi sono felici anche nelle privazioni, nel dolore,
addirittura nel martirio.
Lo stato non può assicurare, nè perseguire nessuna di queste cose: al massimo può assicurare la libertà, sempre molto limitata, di perseguire queste cose
Lo stato persegue invece delle condizioni che, pur non essendo di per se garanti di felicita, tuttavia sono considerate dalla generalità dei cittadini come positive, augurabili desiderabili.
Si considera desiderabile trovare un lavoro: magari senza di esso qualcuno era piu felice. Si da una educazione ai figli: magari si sarebbe stati piu felici senza figli e questi sarebbero più felici di non andare a scuola. La sicurezza dalle rapine è considerata cosa assai desiderabile: magari qualcuno preferirebbe potersi difendere da solo: pensa all’ammirazione della propria donna!. Si considera desiderabile la assistenza medica: magari qualcuno sarebbe stato più felice senza arrivare alla dolorosa vecchiaia .
Le dittature invece parlano anche di felicità. Questo dipende dal fatto che ritengono di avere la verità ultima e definitiva e quindi, perseguendola, fanno necessariamente la felicita dei cittadini
Se io penso che l’unica vera religione è quella islamica ( cattolica buddista) allora penso che solo seguendola si può essere raggiungere la propria realizzazione ed essere felici ( per mangiare basta qualche dattero, diceva Khomeini). Se io penso che solo con il comunismo cadranno le catene dell’egoismo e sparirà il male in mezzo agli uomini allora il fine della politica è la felicita dell’uomo.
In democrazia invece non si presume di avere certezze ma solo una serie di persone che credono in verità diverse : la maggioranza governa e non pretende che la sua sia la verità superiore e rispetta quindi le altre di minoranza