A SETTEFRATI , UN TEMPO .....
Maggio: tempo di seminare il granturco.
Per il contadino la vita
era sempre dedicata ai lavori campestri ed erano pochi i periodi morti.
Tra la fine d'aprile e il principio di maggio si effettuava la semina del
granturco.
La terra andava lavorata, solcata e spianata con l'erpice,lo strumento
triangolare con le sporgenze come un rastrello. Era trainato da buoi e spianava
il terreno.
Poi si prendeva l'aratro, quello di legno leggero che faceva i solchi uno alla
volta. Poi veniva seminato.
I giorni prima della semina chi possedeva il campo da seminare,ma non era
agricoltore, doveva trovare e appuntare "il vaccaro" con l'aratro e il bove per
l'aratura della terra. Il vaccaro durante la stagione della semina assumeva una
straordinaria importanza. Erano molto ricercati siccome il periodo della semina
era breve e ognuno voleva essere il primo a seminare il suo campo. Dopo
appuntato il vaccaro si cercavano le "opere"" giovane contadine che lavoravano a
ricoprire il solco seminato. il seminatore seguiva il solco dell'aratro e
depositava i semi uno la volta, solco per solco, distanziati il più possibile e
insieme ci si metteva anche qualche seme di fagiolo che crescendo si arrampicava
alla pianta del granturco e durante giugno-luglio si andava in mezzo al campo a
raccogliere i fagioli.
Poi seguiva una o due ragazze con la zappa che ricoprivano il seme nel solco di
terra.
Quando dovevano lavorare la terra i contadini si alzavano presto al mattino per
foraggiare i buoi perché mangiassero di notte in modo che all'alba potevano
iniziare a lavorare. Partivano dal paese di buon ora e raggiungevano i campi a
piedi,con l'asino o con carro trainato da buoi sui quali si caricavano le
provviste e gli attrezzi.
Era d'usanza portare da mangiare agli operai sui campi due volte al giorno
durante il lavoro. Poi la sera per la cena operai e vaccaro andavano a cenare
alla casa del datore di lavoro. Il primo pasto era portato sui campi alle dieci
del mattino. La massaia cucinava un pranzo leggero,lo metteva in un grande
cesto. La donna portava al campo il cibo nella cesta che spigliatamente portava
sul capo. Arrivata al campo spiegava una tovaglia da tavola sotto l'ombra di un
albero,prendeva il cibo e lo disponeva sulla tovaglia e preparava come oggi si
prepara il pic-nic. Il vaccaro era il primo a fermarsi di lavorare per mangiare.
Gli altri non avrebbero osato
farlo ,era considerato un offesa al loro capo. Quando seduti attorno al cibo era
sempre il capo il primo a cominciare, gli altri seguivano. Era lui che
determinava quanto vino potevano bere e quando tempo potevano riposare. Poi la
massaia, padrona del terreno, prima di andarsene lasciava un fiasco di vino
sotto l'albero. Il vaccaro ogni tanto prendeva un sorso e dopo passava il
fiasco agli altri. Non si usavano bicchieri, bevevano tutti dallo stesso fiasco.
La stessa scena si ripeteva il pomeriggio verso le 3 quando la donna tornava
colla grande cesta piena di cibo. Di solito durante la giornata un gruppo di
contadini
cominciava a cantare canti e stornelli popolari,dagli altri campi vicino
rispondevano altri lavoratori con il ritornello. Era veramente bello sentirli
cantare. Spesso due campi si sfidavano a chi poteva cantare piu' a lungo
improvvisando degli stornelli. Nascevano cosi anche belle storielle d'amore.
Finita la giornata andavano a casa, si pulivano ,si cambiavano e poi andavano a
cena alla casa del padrone. Il vaccaro arrivava tutto ripulito, con la giacca
buttata su una spalla e il sigaro nel taschino. Trovavano la tavola
imbandita,una grande scodella nel mezzo del tavolo che conteneva il minestrone
condito con le cotiche di maiale. Era il cibo base per i contadini. Il fiasco di
vino era sempre posto vicino al vaccaro, era sempre lui il primo a mangiare e
bere.
Il pagamento spesso consisteva in una promessa di "prestito di opere" cioe' si
promettevano a vicenda di aiutarsi col lavoro dei campi. Nessuno scriveva
niente, tenevano tutto a mente quante giornate dovevano darsi a vicenda.
Erano tempi duri ma anche semplici e senza complicazioni
Delia Socci Skidmore