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A SETTEFRATI , UN TEMPO .....

 

UN MIRACOLO

 

I settefratesi  decisero di far visita al Cimitero Polacco. Per andarci si doveva scendere per una strada scoscesa ancora in  costruzione.

 Io, le amiche ed altri paesani ci avviammo a piedi. Passammo fra crateri  di bombe  ancora sparsi di bossoli e  monaci al  lavoro secondo la massima ” “Ora et labora”. Ancora scendevamo quando vidi il camion di mio padre venire giu` con mia madre. La strada era stretta, ci schierammo ai margini per farlo passare. Da un lato il muro dall’altro la sponda erta  della montagna e sotto Montecassino. Appena arrivo` vicino a noi una ragazza handicappata, spaventata, attraversò la strada per andare all’altro lato. Mio padre sterzo` il camion verso il dirupo della montagna. vidi mia madre che si mise la mano sugli occhi e diede un grido. Un mormorio spaventoso si alzo dalla folla, Io guardavo a bocca aperta col cuore in gola trattenendo il respiro. Nonostante tentasse di non investire la ragazza , la colpi in pieno col parafango di ferro e la ruota. La ragazza ,Ninetta, cosi si chiamava, balzo in aria e ricadde sul pavimento tra ghiaia, sassi e sabbia come un cencio. Il camion si fermo` sulla sponda della montagna , le ruote di fronte sospese. Sembrava che il tempo si muovesse al rallentatore  Sembrava che era passata un’eternità, anche se era avvenuto tutto in pochi secondi. La gente non si muoveva, nessuno  ando`verso Ninetta ,erano rimasti paralizzati  dalla paura. Poi successe qualcosa che  nessuno si aspettava, Ninetta comincio` a muoversi si guardo`intorno smarrita e spaventata  e nonostante il suo handicap comincio’ ad alzarsi da sola. Fu allora che i parenti  corsero ad aiutarla. Si alzo. si guardo` intorno , guardo la gonna sgualcita dallo scontro e si mise a singhiozzare. Le donne le si radunarono attorno premurose ora, la toccavano, la carezzavano , le parlavano. Ma lei piangeva. Qualcuna le domando’dove si era fatta male e perche’ piangeva. Lei rispose che non si era fatta male  perche un Monaco ,quando il camion l’aveva investita , l’aveva presa e l’aveva adagiata sulla strada. Nessuno diede retta a quel che diceva  e continuarono a  domandare  perchè piangeva. Lei mostro la gonna sgualcita a tutti  e disse che era la gonna nuova e che quando tornava ai parenti a Settefrati l’avrebbero sgridata  per aver rovinata la gonna nuova. Intanto mio padre e mia madre erano scesi dal camion. Mio padre visibilmente scosso  ando` verso Ninetta per  assicurarsi che non l’avesse ferita  gravemente. Assicuratisi  che stava bene si volto` verso di me e disse qualcosa  che mi sembro` una minaccia. Io non capii. Dall’alto, sulla chiesa, zio Paolo aveva vista  tutta la scena. Lui era rimasto indietro visitando e parlando con i monaci. Arrivo` di corsa , affannato e spaventato. Ando` verso mio padre e mia madre si assicuro` che stavano bene. Poi visto che Ninetta stava bene con le donne, ando’ verso il camion e impallidi`. Il camion secondo  quello che  era successo  avrebbe dovuto rotolare giu` dalla  montagna con mia madre e mio padre. Non si riusciva a capire  come era rimasto  cosi sospeso.. Arrivo’ altra gente fra cui anche parecchi monaci. Cominciarono ad  indagare sull’incidente, parlarono con Ninetta e lei ripeteva a tutti che il Monaco  l’aveva presa quando il camion la aveva urtata` ed adagiata sulla strada.  I monaci prestarono molta attenzione alla sua  storia. Zio Paolo con tanto, coraggio e sangue freddo, e con l’aiuto di altri uomini fece girare  il camion e lo rimise in strada.   Quando andarono a controllare, scoprirono che il parafango era tutto ammaccato  e rotto e anche la luce che era attaccata con bulloni di ferro si era spezzata ed era rotolato all’altro lato  della strada.

  Solo allora la gente comincio` a rendersi conto della gravita` dell’impatto. Nessuno avrebbe potuto uscire illeso da quell’urto. Mio zio, anche lui incredulo, guardava i danni del camion e scuoteva il capo. Arrivarono dei preti  con i  Sacramenti e l’Acqua Santa. Pregarono e benedirono. Poi radunarono tutti noi e dissero che avevamo assistito non a uno ma a due miracoli quel giorno. Ninetta e mia madre e mio padre. Dissero anche che erano successi altri episodi come quelli di oggi dove le vittime avevano detto di essere stati salvati da un Monaco che li  aveva presi in braccio e portati via dal pericolo. I preti vollero che tornassimo in  chiesa per una benedizione speciale. Ci informarono che avrebbero registrato negli annali del Monastero i dettagli del miracolo, nomi e data. essi erano sicuri che quel giorno San Benedetto aveva compiuto  due miracoli.

        Fu zio Paolo a guidare il camion al ritorno a Settefrati

 

 

Delia Socci Skidmore