A SETTEFRATI , UN TEMPO .....
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NASCE IOLE
Passarono ancora delle settimane e notai che mia madre allargava la cintura del vestito nuovo. Notavo il cambiamento di mia madre e cominciai a sospettare la ragione. Poi un giorno una mia zia mi disse se mi sarebbe piaciuta una sorellina o un fratellino, non c’erano piu` dubbi mia madre aspettava un bambino. La notizia mi lascio` un po` incuriosita, un po` sorpresa, un po` confusa. Nonna non si conteneva dalla gioia. Amava mia madre come una figlia e la proteggeva in tutti i modi . Ora le proibi` di fare lavori pesanti e specialmente di non andare al lavatoio. Mio padre assunse una donna che avrebbe aiutato mia madre nelle faccende di casa .
Passava l’Estate e i primi giorni di autunno si avvicinavano. I preparativi per l’imminente nascita accelerarono. Mamma usciva poco ora, a casa si dedicava a preparare il corredino. Io ero tanto ansiosa e non vedevo l’ora che arrivasse il bambino. Ricordavo come mi era piaciuto avere Livia con noi e come mi divertivo a tenerla in braccio.
Una mattina prestissimo mi sveglio’ il rumore e il via-vai di gente a casa. Ancora prima che compresi cosa succedesse arrivo` mia zia e mi disse: “ su svelta vestiti e vai a casa mia c’e Edda che ti aspetta.” E andai. Edda mi aspettava . Suo padre ci fece la colazione, non ricorda cosa , forse una zuppa di latte. Io rimasi a giocare con Edda e i suoi fratelli. Passavano le ore ed io volevo tornare a casa, ma mi fu proibito, mi dissero che ancora non si poteva. Finalmente torno` mia zia, la mamma di Edda , tutta sorridente mi disse di andare a casa ,mi disse che avevo una sorellina. Non volli sentire altro mi avviai di corsa seguita da Edda. Ma la madre la prese per il collare del vestito e la fermo` le disse che poteva andare dopo, ora no. Arrivai a casa di corsa. Trovai mio padre vicino al portone sorrideva
era contento. Gli passai davanti senza dire niente, salii le scale e andai dritta nella stanza di mia madre.
Mi sorrise e mi indico`la culla vicino al letto. Li` avvolta in fasce e copertine, con la cuffietta rosa vidi un visino piccolo piccolo tutto roseo. Mia madre mi fece segno che potevo abbracciarla. Mi chinai sulla culla e abbracciai quel batuffolo tutto bianco e rosa. La guardavo e la toccavo e lei dormiva. Avevo una sorella mi ripetevo, una sorella tutta mia. Sentii dentro una immensa dolce emozione e sapevo che gia amavo tanto mia sorella.
Iole.
Dopo la nascita di Iole casa nostra divenne un via vai di gente che veniva
a vedere la neonata come era d’usanza. Le comari si fermavano a parlare con mia madre e scambiarsi novita` dei loro bambini e fare scambio di idée.
Ma cosa molto strana per quei tempi, anche gli amici di mio padre venivano a trovare Iole. Uomini e donne si curvavano sulla culla la abbracciavano e dicevano che bella creatura che era. Iole era veramente bella un batuffolo rosa con folti capelli neri. Era diventata il centro della famiglia e tutta l’attenzione dei miei genitori di nonna e degli zii. Appena cominciava a piangere tutti correvano verso al culla e l’abbracciavano e la coccolavano. Niente doveva mancare a Iole. Aveva le piu’ belle copertine rosa e le cuffiette di lana con bei fiocchi di raso che le avevo lavorato a maglia con tanta cura prima che nascesse.
Io guardavo tutto e tutti ma sembrava che nessuno vedesse me. Anche gli zii che da piccola mi portavano a fare passeggiate e prendere farfalle ora mi passavano vicino senza vedermi. Nonna Rosa si fece mettere la culla vicino al focolare e la cullava e le cantava la ninna nanna.
Spesso si dimenticava di farmi la colazione prima che andavo a scuola come aveva sempre fatto prima. Io divenni silenziosa e appartata a scuola non mi portavo piu`cosi bene. Mio padre mi rimproverava ed io mi portavo anche peggio. Le cose per me si mettevano male. Ero passata dalla sola a ricevere attenzione ed elogi,da tutta la famiglia a una cosa invisibile, un oggetto di nessun valore. Mi ero sempre portata bene a scuola ed ero sempre la prima a finire il tema in classe, poi aiutavo gli altri scolari che rimanevano
indietro. Mia madre non dava tanto peso al mio cambiamento scolastico ma mio padre si. Era diventato severo con me, e mi rimproverava spesso. Parlo` con l’insegnate e questi gli disse che in classe mi portavo ancora benino ma I compiti li portavo tutti sbagliati. I rimproveri di mio padre erano sempre accompagnati da oscure minacce. Mio padre mi faceva paura ora, non lo volevo vedere e cercavo di stare il piu` lontano possibile da lui.
Intanto mia madre faceva i preparativi per il battesimo di Iole. Addobbava la casa e preparava biscotti e liquori che lei sapeva fare con maestria.
La Domenica del Battesimo arrivo` la Madrina e il Padrino con due scatole legate con fiocchi rosa. Io stavo vicino a mamma e insieme preparavamo Iole. La madrina apri la scatola e tiro` fuori un completino rosa di lana d’Angora. Era la cosa piu bella che avevo mai vista. Toccai il golfino ed era soffice e leggero bordato da fiorellini rosa e bianchi. Sembrava di toccare
una nuvoletta bianca.
Anche la cuffia era lo stesso rosa e con due fiocchetti che finivano in fiorellini come il golfino. Poi la comare prese un paio di scarpette bianche candide come la neve e con le calzettone rosa e le mise a Iole la prese e l’alzò su per farla vedere a tutti. Come era bella mia sorella! Pareva piu` una bambola che una bambina. Io ora ero fissa alle scarpette soffici e bianche come la neve. Iole dimenava i piedini ma le scarpette restavano al loro posto. Non potevo togliere lo sguardo da loro.
Poi chinai il capo e guardai le mie scarpe e due lacrimoni amari mi scesero.
Avevo un paio di scarpe da maschietto due misure piu grande dei miei piedi.
La nonna aveva riempito la punta di stracci e me le faceva legare strette con i lacci. Era un paio di scarpe che avevano dato a mia madre per me l’anno prima quando dopo la guerra cominciarono ad arrivare i pacchi di soccorso dall’America e dal Vaticano. Le aveva serbate per una” festa ricordevole”.
Per mia madre andavano abbastanza bene: per mia nonna non si poteva sprecare un paio di scarpe nuove anche se io ero ragazza e le scarpe erano tanto grandi che si dovevano imbottire di stracci. Non credo che mio padre era consapevole. Mentre fissavo le scarpe una folla di ricordi mi scosse tutta. Rividi le galosce ai miei piedi legate con spaghi, quelle che mia madre aveva trovato non so dove, dopo che avevo perso le mie nella neve lassu` nel bosco nella capanna quando cercavamo ricovero dalle cannonate. Ma Iole a meno di un mese aveva le piu` belle scarpette bianche che avevo mai viste.
Mi rivedevo vestita di stracci durante quei lunghi mesi di sfollamento. Il rientro al paesello e la lotta per ricominciare la vita in un paese distrutto dalla guerra. Soffocai un singhiozzo in gola. Non volevo piangere in questa bella giornata. Nessuno si accorse di nulla. Dopo la Messa e il Battesimo
tornarono a casa amici e parenti per un suntuoso pranzo. I festeggiamenti
continuarono fino a sera tardi.
In meno di un anno avevo conosciuto mio padre per la prima volta, ma avevo perso il mio posto al letto accanto a mamma. Mi era nata una sorella che adoravo, ma avevo perso il posto privilegiato nella famiglia. La vita
anche a quella tenera eta` quando avrei dovuto essere spensierata e contenta
mi regalava ancora tanti sbalzi.
Delia Socci Skidmore