A SETTEFRATI , UN TEMPO .....
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LA SETTIMANA SANTA
Il Mercoledi Santo si celebrava l'ufficio delle "Tenebre”,
I sacerdoti recitano o cantano le “Lamentazioni” del profeta Geremia, i versi del “benedictus” e del “Miserere mei Deus”. Nel Presbiterio di fronte all’altare, vicino all’Altare veniva collocato un candeliere con molte candele che ardevano. Dopo ogni canto o salmo si spegneva successivamente una candela lasciando accesa solo una.
Un sacerdote allora azionava la “raganella”, uno strumento di legno che produceva un enorme fracasso, a significare allegoricamente le tenebre che avvolgevano il mondo alla morte del Cristo. I ragazzi erano sempre pronti anche loro con le raganelle e le avviavano tutte insieme da produrre un rumore assordante. Il “terremoto” come era chiamato terminava quando anche l’ultima candela era spenta e la Chiesa rimaneva nel buio.
La Messa Vespertina del Giovedì Santo apriva il periodo detto Triduo Pasquale che dura dal Venerdì Santo al giorno di Pasqua.
La Messa procede regolarmente fino al termine dell’omelia. Dopo che il Sacerdote si è tolto la casula e si è messo un grembiule si svolge il rito della lavanda dei piedi.
Molto
commovente e` lo spoglio degli altari. Si tolgono tutti i crocefissi e si
coprono tutte le statue con drappi neri o viola.
Questo rito a me dava sempre l’impressione di
vulnerabilita`. L’altare spoglio e le luci spente e la chiesa buia dava
l’impressione di abbandono come vagare soli, senza guida nel pericolo, nelle
tenebre .
Anche le campane rimangono silenti in segno di lutto.
Durante la notte del Giovedi Santo si prepara il Santo Sepolcro e il popolo rimane in adorazione fino a tarda ora. Le settimane prima le donne avevano seminato le piante di veccia, piante di grano fatte crescere al buio cosicché non crescono verdi brillanti come nei campi, ma completamente bianche. Con queste si adornava il Santo Sepolcro.
Per richiamare i fedeli alle funzioni veniva utilizzata la "troccola"uno strumento formato da una tavoletta di legno con manico che si scuoteva per far battere tanti ferri che vi sono attaccati liberamente che producono un suono secco.
Dopo Giovedi Santo, il Venerdi della Settimana Santa è uno dei giorni più suggestivi per riti e cerimonie ed e` intensamente vissuto
Era una giornata di penitenza e digiuno. Molte donne digiunavano tutto il giorno con pane e acqua.
La chiesa era aperta dal mattino presto e ricordo, sempre semibuia.
I fedeli entravano composti e silenziosi e procedevano pregando verso il Santo Sepolcro. Poi il parroco celebrava una breve liturgia. Non c’era consacrazione e solo il celebrante prendeva la Comunione con l’Ostia Consacrata il giorno prima
Il rito della Via Crucis a Settefrati si svolgevano alla Chiesa della Madonna delle Grazie. La chiesetta era piccola fredda e oscura. All’ora di inziare la Via Crucis, l’abbate Vitti si affacciava dalla sacrestia adiacente all’Altare , dava uno sguardo intorno in cerca dei maschietti per aiutare nella funzione. Visto che non c’erano si volgeva a noi ragazzine sedute al primo banco piu vicino all’Altare . Con un cenno del capo e con la mano ci indicava di seguirlo nella Sacrestia. Mentre “glie abbat” si vestiva per ufficiare noi sceglievamo tutto l’occorrente per seguirlo nella cerimonia. Lo avevamo fatto spesso quindi sapevamo cosa necessitava per la funzione. Io volevo portare il secchiello dell’Acqua Santa, ma Edda , mia cugina un po` prepotente lo arraffava prima di me.
Matilde sempre a lottare col raffreddore che gli cascava addosso da ottobre fino a maggio non sapeva cosa doveva portare, io le consegnavo la candela. Certamente non la volevo portare io perche la cera mi sarebbe colata sulle mani. A me rimaneva il libretto delle preghiere. Il seggino inginocchiatoio lo portava la mia amica Maria A.
Poi c’era la grande Croce di legno da portare per ognuna delle 14 Stazioni. Questa era pesante e toccava sempre a un ragazzo che miracolosamente appariva all’ultimo.
Quando eravamo tutti pronti e il parroco aveva indossato il camice bianco e la stola sulla sottana nera uscivamo dalla sacrestia per iniziare il rito. Ci avviavamo alla prima Stazione mentre l’organista cominciava a suonare l’organo e cantare con un vocione non del tutto sonoro e nemmeno in tono.
Prima stazione : Gesu` e`condannato a morte, preghiera, genuflessione, canto mentre il parroco leggeva al lume di candela. Matilde col raffreddore doveva tenere la candela ferma vicino al libretto delle preghiere pero` spesso si doveva asciugare il naso e spostava la candela. Il parroco le afferrava il polso e la riportava vicino dove poteva leggere. Matilde quell’anno avevo un cappotto che le avevano mandato I parenti dall’America. Era di colore verde limone con due tasconi ai fianchi.
Quel colore cosi vivo dava agli occhi anche nella chiesa semibuia. Ogni tanto Matilde cambiava mano . Quando faceva cosi la candela si spegneva e il parroco rimaneva nella oscurità e interrompeva la lettura proprio al momento piu`commovente . “Glie abbat” si adirava e Matilde brontolava ad alta voce. Noi altri cercavamo di soffocare una risatina maliziosa o una sghignazzata. Il sommesso e devoto rito si perdeva con i nostri “heheheee”. Si continuava: Gesu` cade la prima volta…..la seconda volta e la terza. Il popolo cantava commosso e mormoravano “Jese Crist mie perdona i miei peccati”. Stazione undicesima e dodicesima: Gesu` e` inchiodato alla croce, Gesu` muore sulla croce ……Queste stazioni erano le piu` commoventi per le pie donne si asciugavano le lacrime e cantavano Stabat Mater. L’abate Vitti finiva con dare la benedizione a tutti.
Finito il rito riconsegnavamo tutto al parroco che lui riponeva in sacrestia per la prossima settimana.
Alla fine tutti i fedeli uscivano composti e silenziosi e riprendevano
la via della casa.
Silenziosamente il parroco chiudeva la chiesa.
Delia Socci Skidmore