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Dal 18 al 22 agosto ogni sera in piazza si teneva il concerto bandistico.
Noi ragazze non aspettavamo altro. Eravamo ansiose di uscire insieme e fare la passeggiatina in piazza. All’eta di adoloscente la festa era come un ingresso di societa`. Un riconoscimento che eravamo “ arrivate” anche noi .
Ne avevamo parlato tutto il giorno. Avevamo stabilito l’orario d’incontro, sempre in piazza, avevamo deciso quali abiti avremmo indossato, non un gran problema decidere poiche` la scelta era magra. Prima di uscire veniva
la mia amica Maria a casa ed insieme provavamo diverse acconciature per i capelli.
Maria aveva i capelli lunghi e folti e neri io un po piu`corti sottili e ondulati. Non lo sapevamo allora ma anche cosi diverse le nostre capigliature erano belle.
Ci rimiravamo al vecchio specchio dell’armadio di mia madre miracolosamente salvato dalla devastazione della guerra. Dopo aver data un ultima occhiata allo specchio ed ammirato i nostri abiti nuovi
e pensando chissa`quando eravamo carine, ci prendevamo per la mano e uscivamo insieme. La piazza era sempre gremita di gente “saputa” che ascoltava la banda suonare arie di opere famose
Comminavamo verso il centro della piazza per unirci alle altre amiche che ci aspettavano. La illuminazione decorava tutta la piazza e le vie adiacenti.
Era sempre di bei colori florescenti. Da lontano sembrava merlettata e finemente ricamata.
La prima sosta era il gelataio. Insieme comprevamo il piu’ piccolo cono sempre di vainiglia, l’unico gusto disponibile. Poi sottobraccio, come si usava allora, giravamo e andavamo al colle dove c’era la giostra. La giostra a catene era chiamata cosi perche’ i seggiolini pendevano da due catene legate alla parte superiore della giostra. Ci facevamo il primo giretto indistrubate. La brezza della traiettoria dei seggiolini mi toglieva il respiro
e scompigliava l’acconciatura che poco prima io e Maria avevamo fatta con tanta cura. Finita la prima parte del concerto i bandisti facevano anche loro il giro del piccolo Luna Park gestito apposta per i cinque giorni di festa.
Ricordo come erano belli con le uniforme scure con grandi bottoni dorati e il berretto con falde bianche. Forse non consapevoli delle abitudini di piccoli paesi i giovani bandisti si avvicinavano e ci offrivano un giro alla giostra se c li facevamo sedere ai sediolini dietro di noi. Naturalmente dovevamo rifiutare quella lusingata offerta anche quando avremmo voluta accettare. Un altra delle tante cose proibite a noi ragazze era di non dar retta ai ragazzi a tutti i ragazzi e assolutamente non salire in giostra con loro. Ma i ragazzi incalzavano promettevano di essere bravi, che non ci avrebbero lanciate dai sedili.
Io guardavo con orrore quando i ragazzi prendevano i sedili delle ragazze
e li lanciavano a tutta forza. Le ragazze spaventatissime gridavano di smetterla, volevano scendere ma una volta inviata la giostra doveva finire il giro. Quando finalmente scendevano erano pallidissime e sconvolte e spesso col mal di stomaco. Io non ho ceduto mai alle offerte di un giretto in giostra
senza pagare. Non cedevo perche non mi sembrava una cosa da brava ragazza. Mia madre seduta sulla loggia di casa nostra sovrastante la piazza non mi vedeva piu`e mandava subito I due messaggeri di mie sorelle a chiamarmi di tornare a casa. Non so se ne rendevano conto come parlavano forte, li sentivano tutta la folla attorno ed io arrosivo dall’imbarazzo. Io credo che lo sapevano benissimo e lo facevano apposta. A casa mi aspettava mia madre che fermamente mi ammoniva che la banda la potevo perfettamente sentire anche a casa sia dalla terrazza sia davanti a casa. Inutile spigare a mamma che la banda si poteva ascolatre anche dal colle e che a me non m’importtava niente della musica ma dei musicisti. Erano cose innoque di piccoli paesi di ragazze innocenti e semplici fatte in publico tra tanta gente. Ma la mentalita`era quella usi e costumi di un tempo passato per sempre. Spesso penso e ne parliamo con le amiche cosa avrebbero pensato le nostre nonne a vedere le ragazze di oggi vestite succinte, con le camicette corte e strette che lasciano vedere l’ombelico adornato di anelli.
La sera dopo, all’ora del concerto, non avrei osato pressare, mi sarei messa
sulla loggia ad
ascoltare la musica a casa. Passavano le amiche mi vedevano e capivano che
quella sera non sarei uscita. E dopo un “ ciao Delia” se ne andavano per
conto loro. Non mi abbandonavano le mie cugine che, venivano a casa a farmi
compagnia. La musica era bella e melodiosa ed ora senza troppe distrazioni
ascoltavamo interi pezzi di famose opere. Ricordo che mi piaceva la musica e
che sapevo anche qualche aria del dramma delle eroine della Tosca , il
Trovatore,
di gelosia mi assaliva a pensare alle amiche passeggiare ed io a casa.
Allora insieme alle cugine andavo a mia madre e senza chiedere dicevo che avremmo fatta una passeggiatina insieme ma sarei tornata subito. Mamma con mia gran sorpresa acconsentiva e non solo mi dava anche le 10 lire per il gelato. Verso il terzo giorno di festa cominciavano ad arrivare processioni di fedeli dalle diverse provincie e diocesi .Arrivavano a piedi da lontano cantando, accompagnati dal suono della fisarmonica. Gli uomini con zaini a tracollo appoggiati a lunghi bastoni da dove pendevano immagini di Santi di altri Santuari dove si erano fermati prima di venire al nostro. Molti adornavano con i Santini anche cappelli e berreti. Le donne con le cesta piene di alimenti
e il necessario per pernottare nei paesi di festa. Le processioni arrivavano una dopo l’altra e dopo aver visitata la chiesa si sistemavano dovunque potevano trovare un posto ove passare la notte. Davanti la chiesa di Santo Stefano, sotto il grande tiglio, per le scale, e molti altri posti e anche davanti a casa nostra. La folla calcava anche davanti alla porta rendendo quasi impossibile entrare ed uscire. Spesso un gruppo di uomini incluso mio padre
andavano all’entrata del paese per vedere da vicino le processioni di fedeli.
Tra loro il venerato “Caietanigle”Di Preta devotissimo della Madonna di Canneto. Tornava tutti gli anni da Firenze con la famiglia per godersi la festa
e rincontrarsi con vecchi amici.
Era convinto che la
“nostra Madonna” era la piu bella di tutte le altre Madonne e Santi di
tutte gli altri Santuari. Quando passavano le processioni osservava la
posizione dei Santini che pendevano dai bastoni e se
fermamente col suo vocione autoritario al capo processione e farlo cambiare. Nessuno osava contradirlo.
Delia Socci Skidmore