IL PADRE DI DELIA
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IN AMERICA
Il tempo della partenza si avvicinava. Io gia` avevo detto a Edda che le avrei lasciato i vestiti miei che le piacevano di piu`. Tanto io andavo in America.
Non avevo mai visto mio padre cosi triste e pensieroso di come lo vedevo i giorni prima della partenza. Alla mia eta`non capivo perche non era esuberante come me. Io pensavo alle grandi citta`con tante chiese, palazzi e fontane. Ville e parchi in fiore dove passeggiare .
Lui pensava alla famiglia, al paese che amava tanto agli amici a tutto cio`che riteneva caro. Si preoccupava di lasciare mia madre di nuovo come era successo con la guerra. Dopo i lunghi anni in campo di concentramento era ritornato in grembo alla famiglia ed era stato felice. Erano nate Iole e Maria ed erano la gioia della famiglia. Un giorno poco prima della partenza lo vidi guardare dalla finestra. Guardava nel vuoto mi sembrava. O forse guardava il bosco verde dove aveva cacciato tante volte. Guardava i monti che aveva scalato per arrivare alla cima dove erano i cervi. Guardava la valle e vedeva Vico, la casa di campagna con le galline che lui si divertiva a vederle beccare il mangime. Le richiamava con un fischio e loro uscivano da sotto le siepi dai nidi dai campi sparsi e gli si accostavano attorno e beccavano avide cio` che lui buttava a loro.
Giro` il capo e guardo` verso il vecchio campanile la chiesa e la fontanella dalla sgorgava acqua fresca di continuo. Guardo`la piazza col fontanone che spruzzava acqua ai passanti. Guardo`la scuola che frequentavano Iole e Maria. Con occhi immensamente mesti guardo giu` ai suoi piedi e avrei giurato che vidi una lacrima scendere sul viso fiero. Si affaccio` all’uscita, cerco`i suoi cani. Come se avessero capito vennero subito e si strusciarono alle sue gambe. Mio padre li accarezzo`come si accarezza un bambino e i cani si accucciarono ai suoi piedi.
Non si accorse mai che io ero in un cantuccio e avevo visto tutto. Ne`glielo ho mai rivelato. E partimmo quel lontano giorno a Napoli. Partimmo. Lui a salire la rampa della Cristoforo Colombo pareva curvo come se portasse un immenso fardello sulle spalle. io triste ma piena di speranze e col passo piu`svelto. Attraversammo l’immenso Oceano e sbarcammo a New York.
Mia madre non tardo` a scrivere che voleva venire In America. Voleva venire a lavorare, diceva, e guadagnare come aveva sentito dire. In poco tempo svanirono tutte le speranze di mio padre di ritornare al paese. Papa` aveva sacrificato tutto cio` che teneva caro, tutto cio`che amava, l’adorata mammarosa la pace del piccolo paese . Sacrifico’ tutta una vita per “aprire il passo a Delia” come aveva detto mia madre e come io desideravo. Mio padre non me lo sapeva dire, ne`io lo capivo l’immenso amore che mi portava. Lo capii solo quando la realta`dell’emigrazione mi colpi` e mi resi conto dell’enorme rinuncia di vita che aveva fatto per me.
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La notte che se ne ando` per sempre ero al suo capezzale dalla mattina . Gli tenevo la mano fredda e leggevo i brani e poesie tanto care a lui. Iole e Maria assistevano mia madre. Lo vedevo spegnersi lentamente un po`la volta. Alle 20:50 con un fioco gemito e un ultimo sospiro rese l’anima.
Amavo l’uomo che era e proteggo gelosamente la memoria di mio padre.
Delia Socci Skidmore