IL PADRE DI DELIA
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TEMPO DI CORTEGGIAMENTO
Era tornata l’estate e il mio vestito verde restava appeso dentro l’armadio dove l’avevo lasciato l’anno precedente da quando mio padre mi aveva proibito di metterlo. Ancora non sapevo la ragione per proibirmelo e ne` mamma ne` nonna ne avevano parlato piu`. Sarebbe stato veramente bello metterlo, pensavo. Era di cotone e si sarebbe tenuto fresco durante le giornate di sole. Ma il vestito rimaneva appeso immobile, sembrava che anche esso si sentiva triste per essere stato scartato quando ancora nuovo. A volte per non vederlo lo nascondevo sotto un altro panno nell’armadio. Mi sentivo triste e confusa ed ero sicura di essere la piu` brutta del paese. Un giorno presi coraggio e risolutamente affrontai mia madre. Le dissi che volevo sapere e che non volevo sentire scuse ne` vaghe ragioni perche` quel vestito innervosiva tanto mio padre. Mamma stento` un sorrisetto tra divertente e sarcastico tentenno` il capo e disse “ le maniche sono troppo corte.” “ le maniche sono troppo corte ?” ripetei “ ma non ci sono maniche” dissi. Appunto disse mia madre. Appunto che cosa?? Le maniche erano a giro cioe`non c’erano. Mia madre sorrise di nuovo e disse che siccome ormai ero nell’adolescenza non stava bene un vestito cosi “ sfacciato”. Tutto qui? dissi meravigliata. Mamma rispose annuendo. Un po`perplessa ma senza ripensarci due volte andai subito alla sarta. Le spiegai il problema delle maniche. Mi disse che forse poteva fare qualcosa. Giro` il vestito e guardo` le cuciture. Torse il muso, strinse le labbra e giro` la testa in segno negativo. Poi disse che magari poteva tagliare un po l’orlo rifarlo piu` piccolo e con la stoffa avanzata poteva fare un paio di maniche seppur corte. Sollevai un sospiro e le consegnai il vestito. Qualche giorno dopo riebbi il vestito con le maniche ricavate dal rimanente dell’orlo. Questa volta quando lo appesi dentro l’armadio sorridevo. Venne la Domenica e mi preparai per la messa. Misi il mio vestitino verde, mi guardai allo specchio e non mi piacqui per niente. Le maniche si vedeva che erano state aggiunte dopo e toglieva quel look grazioso al vestito. Decisi di metterlo lo stesso ma non mi sentivo per niente “ chissa` chi”.
A quei tempi era di moda il taglio dei capelli “ alla maschietta” ed io osai farmeli fare senza dire niente a mia madre. Con mia gran sorpresa a mia madre piacque il taglio. Quel primo giorno ando` bene. Alla fine della processione mi tolsi il vestito e lo appesi con cura nell’armadio. Mi allontanai ma non prima di averlo guardato e toccato delicatamente. Indossai il vestito giornaliero e scesi in cucina. La volta seguente che indossai il vestito fu un altro giorno di festa. Con le amiche andammo a messa come sempre. Il pomeriggio dalle suore per la lezione di catechismo Dopo la lezione e le preghiere a tutti Santi, le suore si facevano accompagnare al cimitero a pregare per i morti. Dopo il rito potevamo andare a giocare. Più esattamente`i piu` piccoli giocavano noi piu` grandicelle ( ora ci avrebbero chiamate teen ager) ci sentivamo molto sofisticate e sedevamo in gruppo a parlare di cose serie e importanti come le ultime canzoni lanciate dal Festival di San Remo , i cantanti che ci piacevano di piu` e se qualcuna aveva, per miracolo, ottenuto le riviste di Sogno e Luna Park. A ripensarci non eravamo tanto diverse dai teen age di oggi
Era arrivato il tempo del corteggiamento a distanza. A quei tempi in piccoli paesi era proibito parlare con i ragazzi della stessa eta` o anche piu` grandi. Se un ragazzo era interessato prima guardava intensamente a distanza per farsi notare, se la ragazza notava e la ragazza notava sempre, poco dopo riceveva una letterina recapitata dall’amica fidata: la dichiarazione d’amore, cosi si diceva. Leggevamo trepidanti la letterina ma anche se piaceva rispondevamo sempre di no sperando di interessare il ragazzo anche piu`. Era una tattica vecchia antica ma ancora funzionava. E i ragazzi ci cascavano sempre. O almeno cosi ci facevano credere. Ora non si sa` se eravamo noi a fare finta e loro lo sapevano benissimo e si regolavano sul da fare.
Delia Socci Skidmore