IL PADRE DI DELIA
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IL TRAMEZZO
Il controllo paterno si era fatto ancora piu` intenso in quel periodo.
Io ora mi potevo allontanare solo se avevo con me le mie sorelle oppure con le suore la Domenica pomeriggio. Ma io ogni tanto tentavo il destino rimanevo con le amiche anche dopo che le suore si erano ritirate. Se, Dio ne scansi, passava qualche ragazzo fratello delle amiche e mi salutava ero sicura che avrei preso un ceffone un severo ammonimento e un “ Domenica prossima non esci”.
Abitavamo in piazza ed era come abitare in una casa di vetro. Sembrava che tutto cio’ che si faceva e tutto cio` che si diceva a casa lo vedevano e sentivano tutti. Questo urtava mio padre terribilmente. Amante della sua privacy non tollerava l’intrusione di nessuno nella sua vita privata. Era convinto che quando il portoncino di casa era semichiuso, i passanti allungavano il collo per guardare dentro. Un bel giorno arrivo`a casa il muratore armato di paletta, metro, filo a piombo, livella e altri attrezzi del genere. Misuro` il muro, il pavimento, l’uscita. Sospese il filo a piombo, guardo` in alto e in basso, mormoro` qualcosa. Scarabocchio` qualcosa su un pezzetto di carta con una matita che era diventata tanto minuta dal troppo affilare che rendeva difficile tenerla tra le dita. Tutto fatto rimise accuratamente la matita e il pezzetto di carta in tasca e disse che sarebbe tornato tra qualche giorno.
E torno’. Torno` armato con un sacco di cemento, blocchi , ghiaia una paletta con lungo manico e il recipiente per mischiare. Si mise subito a lavoro. Allungo’ il filo da una parete all’altra, misuro` fece segni sul pavimento. Poi si mise a mischiare il cemento e sabbia . Ero perlessa e confusa non sapevo cosa doveva costruire. Andai a nonna per domandare. Anche prima che aprissi i la bocca mi disse che mio padre voleva un tramezzo, un muro di cemento tra la cucina e l’ingresso per non farci vedere a tutti in piazza quando l’uscio era aperto. “E perche`”domandai. Mia nonna disse che mio padre si irritava quando chi passeggiava in piazza poteva vedere noi donne dentro casa. Non ci capii troppo, avevamo vissuto sempre cosi ed ora lui cambiava tutto. L’idea non mi andava. Non percepivo come sarebbe venuto e ancora meno la necessita`.
Il muro si fece dal pavimento alla soffitta. Attraversava fino vicino le scale e finiva con una apertura che dava in cucina. A me dava un senso di oppressione quasi di prigione. Non era giusto, mi dissi, mio padre era intollerabile di tutto. Ora quando si entrava ci si trovava nel corridoio, di fronte a un muro che ostruiva tutto. Passo` qualche mese e si avvicinava l’inverno. Un giorno arrivo`mio zio col camion carico con un contenitore di cartone. Chiamo` un ragazzo per farsi aiutare, insieme presero il pacco e con tanta cautela e attenzione la calarono e la portarono dentro. Quando lo aprirono usci fuori una porta di vetro opaco. Il fabbro arrivo`poco dopo . Misuro`anche lui fece dei segni ai lati della nuova entrata ad arco. Guardo`su`e giu`misuro` il pavimento mettendo un piede di fronte all’altro. Poi prese al cassetta degli attrezzi e si mise al lavoro. Poco dopo aveva installata la nuova porta di vetro opaco con manico di metallo color d’oro.
Delia Socci Skidmore