IL PADRE DI DELIA
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ROSINO
Il paese aveva gia` fatto lunghi passi per riscostruire i danni della guerra ma il lavoro procedeva lento. Ora che si lavorava nelle piantagioni e la costruzione della carrozzabile i paesani guadagnavano e potevano permettersi di continuare a ripristinare per intero abitazioni e proprieta`. L'agricoltura impegnava quasi tutto il paese incluso le donne che non avevano mai lavorato all’infuori della casa e il campo. I boschi erano diradati dal consumo e dal tempo e gli operai lavoravano assiduamente piantando un seme la volta. Il lavoro era stagionale e permetteva di curarsi anche dei propri campi. I miei avevano assunto operai e braccianti per aiutare a svolgere i lavori pubblici come anche quelli di famiglia. Tra gli operai c’era Rosino. un ragazzo di una delle piu` povere famiglie del paese. Rosino era cresciuto senza padre con una famiglia composta da lui stesso, la madre e due sorelle. Per aiutare la famiglia faceva tutti mestieri da zappatore a bracciante. Era un assiduo lavoratore , era sempre il primo sul posto di lavoro e l’ultimo a lasciare alla fine della giornata. Si faceva voler bene, eseguiva qualsiasi incarico gli veniva affidato. Venne tanto simpatico a mio padre che gli affidava la supervisione degli altri operai. Rosino passava la mattina con picco e pala sulla spalla, testa in alto fischiando e canticchiando. Era un ragazzo bruno con profondi occhi neri. Quando arrivava dinanzi a casa sostava un po`preparava tutti gli attrezzi necessari per il lavoro del giorno e li caricava sul camion. Poi riprendeva il suo picco e pala, probabilmente
gli unici suoi preziosi possedimenti, a spalla e gridava verso l’uscio di casa“ -padro’i m’abbio- e si avviava per la strada. Mio padre sorrideva quando lo sentiva. Camminava fischiettando a capo alto e petto fuori.
Gli altri operai invece aspettavano che mio padre si avviasse col camion e salivano tutti per un passaggio. A meta`strada si imbattevano con Rosino, mio padre si fermava per prendere anche lui, ma Rosino faceva segno con la mano che avrebbe proceduto a piedi. Rosino sorvegliava il lavoro e gli operai. Non tutti erano contenti del suo successo. Mio padre aveva promesso di insegnargli a guidare il camion e lui non si conteneva per la gioia. Disse che quando poteva guidare si sarebbe presa tutta la responsabilita`del lavoro e il trasporto. Rosino in seguito emigro`anche lui. lo vedo spesso alle nostre riunioni e mi parla di quei lontani tempi e li ricorda come i piu belli della sua gioventu`. Mi dice “Delia, avevo un buon lavoro grazie a tuo padre che io rispettavo moltissimo. Guadagnavo abbastanza per provvedere alla famiglia e pensavo anche al mio futuro cosa potevo desiderare di piu?”. Poi col suo modo divertente e sapendo la mia predilezione per il vino fatto in casa mi offre un bicchiere del suo vino. Maria, sua moglie e mia amica, guarda e ride.
Delia Socci Skidmore