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IL PADRE DI DELIA 

 

 LA CARICARA

 

Passarono I mesi e il lavoro scarseggiava.  Anche mio padre aveva sempre meno da fare . Mio padre e mio zio decisero di tornare a produrre la calce come avevano sempre fatto tanti anni prima.

Prima di inziare si consigliarono con nonna. Mammarosa l’inverno sedeva vicino alla finestra dove poteva osservare il mondo di fuori. I fratelli in piedi vicino a lei le chiesero consiglio. Lei sembrava una regina a corte . Calcolo`a mente quando legname serviva per la fornace e dove si potevano trovare le pietre calcaree.

Avevo l’impressione che i fratelli lo sapevano benissimo come fare e dove trovare il materiale, includevano la madre nel progetto per l’amore e profondo rispetto che le portavano. Nonna si sentiva una maestra sapiente conosceva tutti i particolari del mestiere perchè anche nonno aveva fatto quel lavoro tanti anni prima. Si sarebbe interessata lei di trovare la legna per il fuoco della fornace. Avrebbe parlato col compare tale o la comare tale altra e avrebbe localizzato il posto dove potevano abbattere le piante per il fuoco. Ai figli disse che dovevano interessarsi al trasporto del materiale. Mentre loro parlavano mia madre accudiva alle faccende di casa. Sembrava che non le interessava troppo la calce ma sapevo che non le sfuggiva una parola.                                                                                                              Si fecero i lavori, si produsse la calce.  Si rimise in funzione la cava della rena.

La vecchia fornace che era restata abbandonata per tanti anni fu riprestinata e riattivata. Il fuoco ardeva di continuo e doveva essere mantenuto ad un certo grado di calore per funzionare. Gli operai lavoravano giorno e notte a buttare legna nel cratere continuamente.  La nuvola di fumo nero che saliva in alto era visibile da lontano. I vecchi amici e conoscenti incuriositi venivano a vedere la vecchia cava e la fornace riattivate.

Venivano a ricordare i vecchi tempi quando comare Rosa e compare Cherubino vivevano nella casa di campagna e le vicende vissute. Sembrava che i miei nonni avevano compari in tutta la Val Comino. Noi tutti ci trasferimmo alla casa di campagna mentre si facevano i lavori .

Era necessario per cucinare ed accudire agli operai addetti tra cui il nostro amico Rosino. Nonna aveva rintracciato il vecchio “caricaruolo” che aveva lavorato con la famiglia. Venne subito a montare la fornace e prepararla. Il giorno che si accese, il caricaruolo si fece una “barracchella” con rami e stracci un letto di paglia vicino alla fornace come aveva sempre fatto per “compa`” Cherubino. Per la durata dei lavori lui viveva nella capannella per sorvegliare continuamente i procedimenti . Era orgoglioso del suo lavoro e felicissimo di compiere ancora una volta il suo mestiere specializzato. Fu una produzione che riusci` molto bene e diete i suoi frutti.

Altri paesi della Valle non soffrivano della stessa crisi di lavoro come il nostro. Mio padre li riforniva e trasportava tutto il  materiale per costruzione. Gli affari andavano a gonfie vele. Si stava cosi bene che mio padre pote` permettersi di comprare una auto. Era un auto vecchia, grigia senza nessun segno interessante ma andava sempre grazie anche alle cure di meccanica di mio padre. La macchina parcheggiata affianco al camion sembrava una ragazza vicino ad un omone. 

 

Delia Socci Skidmore