UN MATRIMONIO DI ALTRI TEMPI
IL GRANDE GIORNO
Mamma aspetto` e papa` torno`. Alberto si recava spesso alla casa di macia a trovare la sua sposa. Si rallegrava quando vedeva segni di preparativi per
Il matrimonio. Mamma racconta che una sera mio padre chiese cortesemente alla futura suocera se poteva portare Triestina a fare una passeggiata. La risposta, come anche loro si aspettavano fu negativa.
Trascorssero alcuni mesi e venne il GRANDE GIORNO.
Il vestito da sposa bianco di seta e tulle era stato cucito dalle sorelle di mio padre esperte sarte del paese. Mamma lo aveva sistemato sopra il letto della madre. Dalle foto del giorno doveva essere veramente ben fatto. Con busto aderente e gonna ambia che finiva in uno strascico. Il candido velo anche sul letto ricopriva dal capo e scendeva fino al di la` della sponda del letto. Anche il velo aveva un lungo strascico fu necessario mettere un lenzuolo sul pavimento e spanderlo fin li. Il capo del velo era realizzato in strati sovrapposti che venivano fissati sulla anconciatura di capelli. Cosi fatto
sembrava bianca spuma di mare. Le scarpe bianche con tacco si abbottonavano fin alla caviglia come era di moda a quei tempi. Il bouquet
di fiori che avrebbe portato erano stati comprati al fiorista della citta`.
Come era tradizione la sposa si preparava con l’aiuto della madre e delle sorelle. La madre dava gli ultimi consigli alla giovane figlia di comportarsi sempre con rispetto e di essere la prima a fare tutte le faccende che erano richieste nella casa della suocera. Suocera, il vero nome della parola faceva venire brividi di suggezione alle spose.
Era il mese di Febbraio e la sera prima era caduta tanta neve. Le strade erano coperte di bianco come per omaggio alla sposa.
Ma purtroppo non erano percorribili, mio padre aveva mandato suo amici a pulire la strada dove avrebbe passato il corteo. Dopo che la sposa era vestita
entrava nella sala e si sedeva a capo tavola dove gia` erano gli ospiti e si inziava il rinfresco . Macia aveva cotto al forno i piu` deliziosi biscotti che poteva fare. Poi era andata ad Alvito dove c`era una famosa pasticceria e si era rifornita di paste di qualita`. Nonna non risparmio` spese per l’utima delle figlie che andava sposa. Dopo il rinfresco il corteo di accompagnatori si misero in fila con a capo la sposa sottobraccio al dottore che la porto` all’altare. Mio nonno era morto due anni prima e il fratello era gia`in America. Nel freddo del giorno si avviarono verso la chiesa di Santo Stefano
per il rito. Mamma usci dalla casa vestita candidamente mentre la madre seduta su una panca con il mento sulla mano piangeva ancora sconvolta per non essere riuscita a fermare il matrimonio. Lucia non accompagno`Triestina alla chiesa.
Il rito del matrimonio fu celebrato con i testimoni ambo le famiglie presenti e numerosi amici eccetto, naturalmente nonna Lucia. Dopo il rito gli sposi sotto braccio si avviavano verso la casa dello sposo dove li aspettava un sontuoso pranzo. Le festivita`finirono a notte inoltrata . Gli sposi si ritirarono in camera.
Era d’usanza che la sposa non uscisse da casa per una settimana. Rimaneva dentro per sistemarsi e ricevere ospiti. La domenica dopo “usciva a messa”
Cosi si diceva. Indossavano un vestito nuovo fatto apposta per l’occasione.
Seguiva il pranzo domenicale alla nuova casa della sposa con tutte e due le famiglie presenti. Quest’ultima festa metteva fine alle celebrazioni.
Domani comincia la nuova vita.
Delia Socci Skidmore