RACCONTI AMERICANI
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NATALE
Avevamo celebrato il Natale con i parenti di New York.
Erano venuti colmi di regali e dolci italiani acquistati nella Little Italy di New York.
Anche noi avevamo regali per loro. Mia zia Giovannina era una vera artista, avvolgeva
le scatole con i doni con carta a vivi colori e poi le adornava con nastrini di raso rosso e verde. Li metteva sotto l’albero di Natale addobbato di luci colorate e l’insieme faceva un bel quadretto festivo. I regali erano cose semplici, utili come guanti e sciarpa o calze di seta, qualche ciondolo. Per me era tutto nuovo fare i regali a Natale. Babbo Natale –“Santa Claus” ancora non si conosceva in Italia. I ragazzi aspettavano l’Epifania, la vecchia Befana che portava torroncini, cioccolatini , caramelle qualche frutta secca e l’immancabile carbone. La Befana portava regalini solo ai piu` piccini mentre Santa Claus portava regali a tutti. A me andava bene sia dare che ricevere il regalo. Scioglievamo le scatole con cura facendo attenzione di non rovinare i nastrini e la carta che si conservano per un altro Natale.
Ci eravamo impegnate molto col menu `io e mia zia per un pranzo tradizionale ben riuscito. Anche i dolci Natalizi avevamo preparato con cura.
Zia mi fece anche stirare la tovaglia da tavola ricamata che aveva portata con se e conservava nell’armadietto dei lini e la usava solo per le feste ricordevoli. Piatti e stoviglie che erano conservate avvolte in tovaglioli di lino venivano fuori per la mensa della grande festa.
Preparavamo il cenone, anche le castagne che erano arrivate dall’Italia preparammo.
E poi era anche importante fare bella figura con i parenti di New York. Si, era importante fare “bella figura” sempre ma specialmente nel magico di Natale.
Il pranzo ando`molto bene. Mio padre col suo spiccato senso dell’umore ci teneva tutti
allegri e mio zio Paolo gli faceva eco. Raccontavano storielle del paese e della loro vita
e anche le piu` triste le dicevano con tanto spasso che ci ridevano sopra anche loro.
Mio cugino Lenny era tornato dal college per le vacanze di Natale.
Dopo finita la scuola superiore era stato ammesso all’Universita di Connecticut e studiava ingegneria. Anche gli amici “dell’uscire insieme” erano partiti per diversi collegi e si incontravano solo quando ritornavano per il week end.
A me era passata la voglia di “ uscire insieme” . …. per il momento .
Dopo il pranzo e risistemata la cucina qualcuno tiro fuori la tombola. Il gioco tradizionalmente associato col Natale. Giocammo tutti insieme per pochi soldini e fu molto divertente. La settimana tra Natale e Capodanno prendevamo turno a visitare gli amici la sera dopo cena e loro noi, finivamo le serate giocando a tombola e qualche volta anche a carte. Mio zio aveva un vecchio mazzo di carte napoletane tutte logore da tanto tempo che le aveva e dall’uso, ancora nella scatola originale. Ma nessuno ci faceva caso si divertivano a giocare a scopa e altre partite che io non conoscevo.
Delia Socci Skidmore