RACCONTI AMERICANI
CAPODANNO
Il giorno prima della Vigilia di Capodanno comincio` a nevicare dal mattino. La neve cadeva fitta si posava sui tetti sulle strade e sulle macchine che passavano.
La citta` era in pianura con poche salite ,le strade erano diritte fiancheggiate dalle case l’una dopo l’altra in diritta fila. Tutte le strade della citta` erano piu` o meno lo stesso larghe e comode. Dalle finestre di casa non si vedeva altro che un panorama monotono di case, strade, e automobili parcheggiate . Al dila` delle poche vie vicine non si vedeva molto
La veduta era bloccata da tante case e palazzi.
Non si vedevano montagne con la cima coperta di neve che durava fino a primavera. Non c’erano campi estesi seminati dall’autunno pronti a germogliare appena tornava Primavera. E soprattutto mancava il focolare con la fiamma che sprigionava luce e riscaldava corpo e anima. Non e` cha facesse freddo, a casa c’era il riscaldamento centrale e si stava comodi. Mancava il calore intimo spirituale.
Ma c’era altro forse anche piu` importante, essenziale: c’era un futuro assicurato bastava volerlo. C’era “The American Dream.”
Sentii qualcuno che bussava alla porta. Non aspettavamo compagnia a quell’ora e ci meravigliammo anche per via del tempo inclemente. La persona che busso` non aspetto che aprii la porta, apri lei da fuori.
Entro’ la vecchia zia Carolina avvolta con cappotto scialle e copricapo. Nessuno si stupi a vederla. Zia Carolina era una vecchietta arzilla ,animosa le piaceva uscire anche quando era impossibile. I figli o i nipoti la dovevano accompagnare con la macchina dove voleva andare o non dava riposo a nessuno.
Da noi veniva spesso. Era parente e amica della famiglia anche prima di emigrare. A me mi diceva “sie` comm.`a na` kinga” Voleva dire: “sei come una regina.” Ma non sapeva dire Queen (regina) mentre King (re) le veniva facile. Poi girava la parola al femminile e veniva fuori “Kinga”. Ci sarebbe stato da ridere ma zia Carolina si faceva rispettare. Non ho mai saputo perche` mi chiamava Kinga.
Lei intanto si era accomodata in cucina ed io le feci un caffe` per riscardarla. Passo`del tempo e si faceva tardi. Guardai fuori e vidi che le strade erano completamente coperte di neve e in certi punti si nascondevano insidiosi tratti di ghiaccio. Zia Carolina conversava tranquillamente con tutti noi senza una minima apprensione dell’ora tardi e del tempo inclemente. Ma io ci pensavo e mi domandavo come avrebbe potuto tornare a casa. Mi girai verso mia zia e la guardai con sguardo interrogativo. Mia zia si accorse della mia ansieta` e disse di non preoccuparmi zia Carolina sarebbe rimasta con noi questa sera. Apparentemente faceva cosi`quando visitava e se si faceva tardi restava a dormire.
Era la bennvenuta tra noi. I suoi figli anche erano d’accordo sapevano che stava al sicuro. Del resto non l`avrebbero mai convinta di tornare a casa se lei non voleva.
Zia Carolina, una donna che sapeva fatti suoi.
Delia Socci Skidmore