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LA MELFA

 

La leggenda della pastorella  Silvana

 

A Canneto, tanto tempo fa, scorreva un bel fiume che attraversava il prato

chiamato Prato di Mezzo. La sorgente del fiume scaturiva sotto un macigno. e l’acqua era limpida e gelida. Poi l’acqua fu captata  e mandata

verso i paesi asciutti  e il maestoso fiume Melfa fini. Al suo posto c’e` ora un ruscelletto e la sorgente tanto limpida non si vede piu`.

Il Melfa era la base della leggenda della pastorella Silvana alla quale,

apparve una Signora splendente che infilando la mano alla base di una roccia fece sgorgare la sorgente del vecchio fiume.

       

Secondo una leggenda di cui è difficile stimare la reale antichità e che appare documentata dettagliatamente da uno scritto del 1894 del monaco benedettino inglese padre Beda (che aveva visitato il santuario nel periodo della festa facendo una relazione) una pastorella di nome Silvana, mentre pascolava le sue pecore vide una Signora splendente che le ordinò di andare subito dall'arciprete di Settefrati per chiedergli di edificare una chiesa dedicata alla Madonna. La bambina si mostrò preoccupata per il gregge, soprattutto perché doveva essere portato a bere; la Signora la rassicurò: "All'acqua ci penserò io" e, infilando la mano alla base della roccia, ne fece sgorgare una sorgente freschissima. Silvana, stupita dal miracolo, si affrettò verso il paese per raccontare la storia e a chiedere ai compaesani di andare a vedere il prodigio. I pochi che la seguirono trovarono la sorgente e, invece della Signora, una statua, davanti a cui si misero subito a pregare. Non vedendoli tornare, gli altri paesani, preoccupati, andarono a cercarli, e li trovarono ancora in preghiera. Poiché la statua era molto bella, per non abbandonarla alle intemperie decisero di portarsela in paese, ma appena ebbero imboccato il sentiero si appesantì e man mano che proseguivano pesava sempre di più, finché i portatori, sfiniti dalla fatica, la appoggiarono a una roccia, dove lasciò impressa l'impronta del capo. La roccia con la sua concavità è ancora oggi visibile e il luogo è chiamato "Capo della Madonna", a poche centinaia di metri dal santuario.

 

NOTA

La leggenda riportata dal padre Beda contiene molti elementi rintracciabili in numerose narrazioni folcloristiche  e forse anche tracce implicite del culto pagano. Un primo elemento significativo a questo proposito è che la Signora non appare nel luogo dove oggi sorge il santuario mariano, ma nel luogo dove sorgeva il tempio di Mefite, come hanno poi chiarito definitivamente i rinvenimenti archeologici del 1958. Un altro è che il nome stesso della pastorella, allora probabilmente non molto diffuso specie nei ceti popolari, suggerisce un sintomatico significato di "abitatrice del bosco". Non è neppure escluso, anche se allo stato degli atti non è provabile, che possa trattarsi di una tipica "tradizione inventata" di origine colta.

 

Delia Socci Skidmore