RICORDI
LA TERRA E LA ROSA
Le poche terre buone non sono sufficienti; man mano che popolazione aumenta le risorse diminuiscono; le terre migliori sono divise in piccolissimi appezzamenti, si cerca di coltivare anche quelle poco adatte (colline, montagne, zone aride)
Infatti si coltivavano ogni pezzetto di terreno disponibile.
Dopo la semina poi si dovevano fare le novene per far venire la pioggia e risvegliare le zolle aride ed assicurare un buon raccolto. Se poi, quando le spighe verdi cominciavano ad indorare e ondeggiavano alla carezza del venticello che scendeva leggero dalle montagne e nuvole scure si profilavano in lontananza si avvicinavano e minacciavano il raccolto allora il contadino usciva su l’uscio ad osservare le nubi nere. Da loro veniva un rumore lontano, ovattato. Una strana calma si posava sul paese mentre il cielo si faceva sempre piu` cupo. Gli uccelli ritornavano al nido e gli altri animali stavano zitti. Il contadino batteva le sopracciglia e scuoteva il capo. La nuvola non prometteva niente di bene. Si avvicinava cupa e minacciosa.
Queste erano nuvole di grandine, una grandinata avrebbe rovinato tutto il raccolto. Allora si avvertiva il campanaro e andavano a suonare le campane a distesa per allontanare la nuvola nera. Fuori la finestra gli anziani mettevano statuette di Santi e Crocifisso voltati verso la nuvola. Facevano scongiuri e pregavano che il Santo la allontanasse dai campi verso la montagna. Piu` spesso ne` le preghiere ne` le campane ne` i santini fermavano la nuvola che “ soffiava”, si abbatteva sui campi e distruggeva il raccolto. Le famiglie numerose sapevano che il raccolto sarebbe stato magro e la famiglia ne avrebbe sofferto.
Mentre nei campi si seminava grano e granturco tutti avevano anche l’orto vicino casa. Negli orti si piantava verdura e ortaggi su tutto il terreno disponibile anche nelle alture lasciando solo un piccolo trattoio per passare. La verdura fresca appena colta e disponibile solo alla sua stagione, ora non la ricorda piu' nessuno.
Ricordo un anno, tanto tempo fa. quando un’ amica mi diede una pianta di rose, io la piantai in un angolino nell’orto. Pensavo che la rosa si avrebbe arrampicata al muretto ed io dal balcone avrei visto tante rose rosse sbocciare. Andavo tutti i giorni a vedere quanto era cresciuta se era sbocciata ed a bagnarla. Guardavo la pianta e la toccavo come volessi farla crescere con la mia presenza. Sognavo il giorno quando avrei colte le rose rosse e messe nel vasetto sulla tavola.
Un giorno triste andai e vidi che qualcuno aveva sdradicato la mia rosa e buttata sulla maceria al sole dove si era seccata. Mi guardai attorno con occhi pieni di lacrime. Guardai il posticino dove l’avevo piantata, qualcuno, forse mia nonna, aveva fatto solchi e piantato altro e scavata la mia rosa senza alcuna cerimonia. Dopo qualche tempo notai che dove viveva la rosa, ora crescevano piante di aglio e cipolle mentre la mia rosa giaceva morta sulla maceria . Provai emozioni di abbandono e noncuranza volevo sapere perche` le cipolle erano piu importanti delle rose. Ma ero ancora ragazzina e non ragionavo col cervello posato di mia nonna. Lei lo sapeva l’importanza delle cipolle.
Non piantai piu`rose. Piantai invece garofani nei vasi sul balcone proprio vicino ai vasi di prezzemolo e basilico. Convivevano bene insieme ed i mie gerani coloravano la facciata della casa di brillanti colori
Delia Socci Skidmore