RITORNO A SETTEFRATI
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LE BANCARELLE
La sera dopo esco dopo cena.
Faccio la passeggiata obbligatoria al colle a godere il bellissimo paesaggio della valle. mentre lieve e lenta scende la sera ,il venticello spira leggero e carezza la pelle.
Lontano le prime luci della notte tremulano e brillano nei paesi, nelle strade, e nelle contrade.
San Donato, Gallinaro, Atina brulicano di luci e attivita`. E` notte chiara e calda e il cielo stellato.
Ricordo un tempo tanto lontano ma tanto vivo nella memoria quando le luci nella valle erano pochissime e fievoli. Solo quando c’era la luna piena si vedevano le sagome scure dei paesi sonnolenti.
Ricordo quando nonna Rosa mi mandava al colle a vedere se tornava mio padre da qualche viaggio che aveva fatto . Se da lontano vedevo un fanale venire verso il paese non poteva essere altri che lui. Allora correvo a riportare che stava arrivando e mamma preparava subito la cena. Appena mio padre metteva piede in casa la cena lo aspettava sulla tavola . Il timing
era perfetto.
Dopo la piazza il colle e` il posto piu’ comune per raduni e passeggiate. Ci incontriamo la sera, le giovani coppie passeggiano mano nella mano e si soffermano la` all’angolo piu buio del posto. Altri fanno gruppetti qua e la` e si divertono allegramente. Noi anziani americani restiamo a parlare appoggiati al parapetto della ringhiera e guardare le luci che da lontano pare si fondano insieme alle stelle .
Noi donne sempre avide shoppers ci avviciniamo alle bancarelle ora sempre presente al colle e allineate al muro e all’ombra sotto i tigli. Ora sono gestite da non italiani ed hanno un po` di tutto. Siamo affezionati a queste tradizionali mostre perche` fa tanto parte del nostro passato. Quel passato che ci ha visto nascere, crescere, emigrare e poi tornare alle radici e rivivere
un po` di quei tempi che adesso ci sembrano tanto lontani ma mai dimenticati. Si puo’ vivere di ricordi? No ma si puoi gioire nei ricordi.
Durante le feste di Canneto le bancarelle di allora si allineavano ai muri ai margini della strada che dava al paese . Vendevano cose da niente cianfrusaglie di nessun valore ma a noi sembravano gioielli preziosi. Appena le mettevano su` con le amiche andavamo a guardare una per una ammirando le cosette che piu ci piacevano di avere. Se ci avvicinavamo un po` troppo oppure toccavamo qualcosa il padrone ci scansava bruscamente. Ma il difficile era come ottenere qualche soldo dalle mamme. Dopo tanto pregare mia madre mi dava 100 lire. Non erano molto neanche a quei tempi. Per me un patrimonio. Io partivo subito e correvo dalla mia amica Maria ed insieme facevamo il giro delle bancarelle. Le passavamo tutte n rassegna , ci fermavano ad ognuna , lei puntava su qualche cosetta che le piaceva per me diceva, ora sono sicura che puntava a cio`che piaceva a lei. Dopo girato su e giu` almeno due volte guardato e toccato ogni piccola cosa ( quando il padrone non ci vedeva) facevamo sosta e sceglievamo. Io finivo sempre per comprare un regalino anche per la mia amica . Lei non aveva 100 lire.
Delia Socci Skidmore