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ZIA TINA.
Verso la meta’ di novembre venne a stare con noi la zia Tina moglie di zio Fiorenzo un altro fratello di mio padre. La famiglia di mio padre era composta di nove figli. 5 femmine e 4 maschi zio Fiorenzo ero il piu’ giovane. Egli era insegnate con sua moglie Tina nel piccolo paese di Picinisco dove si erano conosciuti. Picinisco dista da Settefrati circa 30 km ed allora raggiungibile solo per sentieri di montagna.
Erano una giovane coppia e molto stimata nel paese. La signora Socci, come tutti la chiamavano era giovane e bella donna sposata da poco ed era in stato interessante. Ora quasi alla fine del termine di gravidanza aspettava la nascita del primo figlio. Suo marito , Fiorenzo era stato richiamato sotto le armi e non volendo lasciare la giovane moglie sola, l’aveva portata a stare con noi a Settefrati .Sapeva che la lasciava in” buone mani “sotto la protezione di nonna Rosa e la
compagnia di mia madre “esperta “in cose del mondo avendo gia’ partorito pochi anni prima ,anche lei assistita dalla nonna poiché mio padre era anche lui militare e gia’ prigioniero di guerra in un campo di concentramento inglese in Africa.
Le tre donne stavano bene insieme, andavano molto d’accordo .La nonna dirigeva , mia madre faceva e la zia imparava. Rimaneva sempre il pericolo del paese occupato dai tedeschi e la guerra sempre più vicina. Poichè la nostra casa dava sulla piazza che era sempre piena di giovani soldati che si divertivano a dare occhiate maliziose alle donne, a tutte le donne giovani e non piu’giovani.
La saggia nonna decise di spostare tutta la famigliola almeno per la notte, alla casa in via Macinara. La casa era situata al margine del paese lontano dal centro e considerata un po’piu sicura e piu al sicuro da ogni possibile molestia notturna da parte dei soldati tedeschi.
Il giorno sarebbero state alla piazza dove c’era tutto l’occorrente per vivere la vita giornaliera.
La notte del 22 novembre la mamma e la nonna furono svegliate da zia Tina , si avvicinava l’ora della nascita. La nonna e la mamma premurose come sempre aiutarono la giovane donna a prepararsi per il grande evento. La mamma non la lasciava mai stava, con lei al capezzale del letto, le asciugava la fronte , la sorreggeva. Scaldarono l’acqua, prepararono tutta la biancheria e il necessario per l’imminente arrivo del neonato. Venne l’ora di avvisare la levatrice
La levatrice abitava in via Campo Reale e per arrivarci si doveva passare in piazza , nel centro del paese poi giu’ per la discesa di San Settefrati verso Campo Reale. Ormai era notte inoltrata la mamma si avvio’, la nonna la fermo’ subito dicendo che sarebbe andata anche lei perchè il paese era pieno di soldati e sarebbe stato imprudente ,anche pericoloso, per una donna sola di uscire di notte. Mia madre era una donna bellissima con capelli neri tirati dietro la nuca, col toppo come si usava a quei tempi intorno al viso. I capelli formavano un aureola di pieghe che le davano un dolce aspetto. aveva grandi occhi castani, indossava vestiti moderni e non il costume locale e questo credo la rendeva anche più bella. Mia madre ora ha 86 anni ed e’ancora bellissima. Venne una vicina di casa a stare con la zia mentre le due donne si avviarono. Scendevano per via Macinara fino a Piazzetta San Pietro e stavano per entrare nella piazza quando furono fermate da due soldati di pattuglia. I soldati si misero di fronte alle donne e sbarrarono il passo. La nonna svelta come un fulmine scanso’ mia madre e si mise di fronte tra lei e i soldati per pararla e farle da scudo. Comincio’ una conversazione tra la nonna e i soldati in tedesco e dialetto con parole e gesti. Piu’ non si capivano piu’ i soldati si irritavano . Spingevano bruscamente la nonna per levarla di fronte a mamma. Ma nonna non mollava alla fine non sapendo piu’ cosa fare e presa dal panico si levo’ lo zinale e lo butto’ sul capo di mamma in un futile tentativo di nasconderla dai soldatacci. Finalmente arrivo’ un paesano che parlava un po’di tedesco e riusci’ a spiegare ai soldati la missione delle due donne. L’atteggiamento dei soldati cambio’subito all’apprendere la ragione per cui le donne si trovavano fuori a quell’ora. Chissa’avevano forse sospettato che le donne fossero due pericolosissime sabotatrici, magari intente a fare chissa’ qual male a loro armati fin ai denti.
I soldati accompagnarono le donne fino alla casa della levatrice e poi dietro fin su la casa dove la zia aspettava. Misero anche a disposizione l’ospedale da campo militare nel caso ci fosse bisogno. Non ce ne fu bisogno , dopo poco nacque una bella bambina e fu chiamata Livia Rosa. La famigliola cresceva .Ora eravamo quattro donne a casa la nonna Rosa, mamma Triestina, Delia Rosa ed ora Livia Rosa
DELIA SOCCI SKIDMORE