La nazione e gli immigrati
concetto di nazionalità
Nell 800 si affermò l ‘idea della nazione come unita spirituale ( noi diremmo cultura o mentalità) che evolve nel tempo ma mantenendo una sua unita di base.
Nell’ambito idealista Fichte parlò di missione di elevazione degli altri popoli ed Hegel vide nella Germania l’attuazione più completa dello spirito (diceva: anzianità costruttiva ) come sintesi delle precedenti civiltà. Va notato che l’idealismo si pone su uno piano spirituale non genetico ( la materia non esiste in quanto tale) e di una missione civilizzatrice delle nazionalità non di dominio
Si giunse alla concezione dello stato nazione che dominò tutta la politica e la cultura dell’Ottocento: ogni nazione deve avere un suo stato per essere libera e quindi devono essere disintegrati gli stati multietnici che si erano formati storicamente con la espansione di questa o quella dinastia: lo stato nazionale si oppone al legittimismo dinastico dei secoli precedenti
La prospettiva soprattutto quella mazziniana è che le nazioni, appena libere, si sarebbero messe tutte a collaborare pacificamente perché le guerre sono espressione della cupidigia di potere delle dinastie che sarebbero state detronizzate
La realtà storica invece ha rovesciato questa aspettative e l’idea dello stato nazione ha portate a conflitti infiniti , è stata causa importante della prima e della seconda guerra mondiale e quindi dalla meta del secolo scorso, anche per effetto delle immense tragedie che aveva provocato, questa illusione si è dissolta: lo stato nazione è rimasto ma l’enfasi sulla nazionalità si è spenta e si è fatto invece spazio a idee della sovra-nazionalità. In concreto i confini usciti dalla Seconda Guerra Mondiale sono stati di fatto considerati intangibili bloccando quindi ogni rivendicazione nazionalista e gli irredentismi di ogni genere.
L’enfasi sulla nazione è rimasto patrimonio di piccoli gruppi come avviene per ogni altro ideale che non sparisce mai del tutto ma rimane confinato in un piccolo spazio
Negli ultimi anni però l’idea di nazione è in qualche modo tornata alla ribalta in seguito alle ondate migratorie dirette in Occidente
Dal punto di vista giuridico si appartiene a
una nazione ( meglio a uno stato) se si ha la cittadinanza non importa il colore
della pelle, la religione, la mentalità
Il problema nasce con il concetto di nazione come unita spirituale e culturale
di origine ottocentesca per cui si pone il problema se gli immigrati provenienti
da altra cultura debbano o siano o meno in grado di assorbire quella del paese
ospitante
Gli immigrati in particolare quelli non
europei appartengono ad altra cultura e si pone un particolare problema per gli
islamici la cui religione è molto pervasiva . Si dibatte se essi debbano essere
integrati oppure se la loro differenza deve essere tutelata oppure una
mediazione fra le due cose.
Ma il problema fondamentale per i migranti non è certo questo ma la difficoltà
(io direi impossibilità) di dare ad essi un lavoro in un paese strapieno di
disoccupati, di sottoccupati, di precari
Tuttavia ci pare opportuno verificare la consistenza del concetto di nazione identificata con una certa cultura.
Qualche precisazione per evitare equivoci
Cultura in senso comune indica la istruzione superiore ( uomo di cultura), in
senso antropologico il complesso delle manifestazioni della vita materiale,
sociale e spirituale di un gruppo etnico senza riferimenti alla istruzione
superiore ( cultura degli ottentotti) Noi qui intendiamo a meno di avvertenza,
il primo significato
Si può fare ricordo anche al termine “mentalità” usato dalla maggiore corrente
storiografica moderna, la Nouvelle Histoire( francese: mentalite) per indicare
il modo di pensare (o cultura non materiale)
L’unità culturale
Il primo punto da chiarire è se esiste effettivamente una cultura che corrisponda al una nazione
Noi constatiamo con le ricerche sociologiche ( non con vaghe concezioni teoriche) che in ogni nazione vi è sempre di tutto e il contrario di tutto: vi sono i credenti fino al fanatismo e gli atei fino al fanatismo, quelli che seguono i gay pride e quelli dei family day con tutto quello che c’è in mezzo. NON esiste un solo carattere nazionale ma solo una prevalenza di alcuni caratteri e le minoranze non sono fuori dalla nazionalità. il fatto che i razzisti o i credenti nella magia siano ormai una eccezione nell’Italia di oggi non significa che essi non siano italiani.
A secondo delle concezioni personali alcuni vorrebbero escludere dalla nazione italiana quelli che seguono questa o quella religione ( dall’ islam ai testimoni di geova) oppure i maschilisti, gli omofobi magari la mafia perchè non in consonanza con una pretesa italianità: ma è cosa del tutto ridicola
Anche chi è contro la costituzione rimane pur sempre italiano
Quando si dice che gli immigrati per essere italiani debbono seguire la nostra cultura non ci si rende conto che non esiste una sola cultura ma tante culture (mentalità) tutte diverse
Mi pare senza senso escluderli dalla identità italiana perché non ne condividano le idee
SOPRATTUTTO pero, come mostra la storiografia
contemporanea, i popoli cambiano: certi elementi possono durarono secoli e
millenni quasi
inalterati (rapporto uomo donna) a volta cambiano lentamente ( in tre secoli
siamo passati dalle guerre confessionali ad ateismo di massa) , a volte
improvvisamente ( la cosiddetta rivoluzione sessuale del 68). Le idee
semplicistiche di un Hegel ,nel contrapporre Oriente, Grecia e Germania, sono
relitti del passato : nessuno seriamente ora li prenderebbe in considerazione.
Nella storia dei popoli non ci sono affatto delle costanti: i civilissimi
egizi diventano gli arretrati egiziani , i barbari germani la nazione
all’avanguardia, i mercenari svizzeri i pacifici per definizione, la santa
Russia la nazione dell’ateismo
Se esistessero spiritualmente delle tendenze costanti questo non avverrebbe
In realtà, come fu detto giustamente a proposito del Partenone, i veri greci
moderni sono stati gli inglesi e i tedeschi non quelli che discendono da essi
Cosi a valorizzare i nostri grandi monumenti nel 700 non furono gli italiani ma
i viaggiatori del gran tour
I movimenti culturali sono poi trasversali
alle singole nazionalità. Trasversali alle nazioni è stato il conflitto fra
rivoluzionari (francesi) e Ancient Regime, fra Restaurazione e liberali, fra
liberismo e socialismo ,fra comunismo e democrazie. e cosi per ogni movimento
artistico, letterario, filosofico e cosi via.
Ad esempio nella Repubblica Partenopea del 1799 gli intellettuali napoletani
condividevano del tutto gli ideali della Rivoluzione, lontanissimi dal lazzari
della loro città come dai contadini calabresi come d’altronde oggi quelli dei
Parioli sono piu vicini a quelli di Manhattan che ai borgatari.
Deriva razzista
Se l’idea della nazione diventa biologica allora abbiamo il razzismo (delle nazionalità come il nazismo)
Il razzismo inteso in senso proprio si fonda
su confusioni logiche e semantiche. Se ormai è stato emarginato dalla cultura
(superiore come quella
delle
università) non è per un complotto giudaico massonico (e sciocchezze del genere)
ma perché è apparsa al progredire delle conoscenze come priva di fondamento.
allo stesso modo in cui la magia (fatture, malocchio ) è stata emarginata dalla
scienza
Un punto fondamentale dell’errore è il non tener conto della differenza fra
tempi delle evoluzione biologica e tempi storici
I tratti genetici variano solo con tempi lunghissimi come 100 mila anni (colore
della pelle) non nei brevissimi tempi storici ( tre mila anni ) Infatti alcuni
popoli dei paesi equatoriali sono di pelle molto scura (negri, dravidi,
melanesiani, aborigeni australiani) e altri invece non lo sono ( amerindi,
malesi): la spiegazione è che i primi si trovano in quei luoghi da tempi
lunghissimi ( diciamo fra i 50 mila e i 100 mila anni) mentre i secondi solo
da pochi millenni- Quindi non è pensabile che i cambiamenti culturali avvenuti
nei germani e negli scandinavi in pochi secoli siano genetici ; si tenga
presente che germani e scandinavi poche generazioni fa vivevano in un modo non
molto diverso da quello dei bantu di qualche secolo fa
Quindi non è pensabile, soprattutto per quanto riguarda le nazioni, che le loro
differenze culturali siano genetiche: rispetto a tempi biologici mille o tre
mila anni sono un attimo
Esistono poche e superficiali distinzioni fisiche ( colore della pelle) biologicamente poco importanti. La cultura non si trasmette per via genetica: ciascuno trasmette i geni che ha ricevuto non quello che ha appreso. I cambiamenti genetici avvengono per selezione naturale attraverso tempi lunghi : le razze si sono distinte presumibilmente in 100 mila anni o giu di li in condizioni puramente naturali La storia invece conta solo tremila anni, appena 100 generazioni, un attimo rispetto al tempo biologico, evolutivo
Come si disse nel Manifeste della razza negli
ultimi mille anni il nostro patrimonio genetico non è cambiato: eppure solo 300
anni fa noi eravamo quelli che plaudivano ai roghi delle streghe e degli
eretici, quelli che devastarono l Europa nelle guerre religiose. Quello che
tanto ci indigna del radicalismo islamico in realtà era presente da noi poche
generazioni fa. Ma andando più vicino :nel 1939 all annuncio della guerra le
piazze si affollarono di gente festante e in delirio, trenta anni dopo nel 68
quelle stesse strade si affollarono dei loro figli che gridavano contro ogni
guerra ( il Viet nam era solo una di esse). Il patrimonio genetico non era
certo cambiato ma la cultura ( mentalità) era cambiata e di molto Discorso
simile possiamo fare per la rivoluzione sessuale per cui principi millenari
venivano derisi ( non entro nel merito)
Se il patrimonio genetico influenzasse quello culturale allora noi avremmo che quelli che hanno lo stesso patrimonio genetico ( i popoli) manterrebbero nel
tempo la stessa tendenza
Ma
questo non è vero: vediamo i vichinghi trasformati nei civilissimi scandinavi,
gli svizzeri da soldati mercenari a esempio di pacifismo, gli ebrei da pastori e
contadini diventati mercanti medici e banchieri nel medioevo. greci egizi e
romani (italiani) che dal primato civile sono passati ad essere popoli
arretrati,
Il fatto che geneticamente certi elementi ( si parla di aplogruppi) abbiano
maggiore frequenza in certi gruppi è cosa del tutto comune . Ma il punto
essenziale è un altro: il razzismo è la pretesa ascientifica che caratteri
fisici diversi implicano anche modi di pensare (cultura ) diverse che è cosa
facilmente smentibile appena appena si esamina la storia dei vari popoli
Il darwinismo biologico è una teoria
scientifica, quello razziale una indebita estensione priva di evidenze
scientifiche
Gia il termine di evoluzione è fuorviante: la sopravvivenza è subordinata
all’adattamento all’ambiente ma non ha senso scientificamente parlare di una
evoluzione per cui alcune specie sarebbero superiori ad altre Di fronte a una
catastrofe i grandi rettili si sono estinti, le formiche sono sopravvissute ma
questo non significa che le seconde sarebbero superiori ai primi: di fronte a
una diversa mutazione improvvisa magari sarebbe avvenuto il contrario Un europeo
soccombe dove sopravvive un boscimane e al contrario avviene in una metropoli:
ma niente ci dimostra che un boscimano educato all’europeo non sopravvive in una
metropoli o un europeo allevato come un boscimano non sopravvive nella savana
Conclusione
Gli uomini sono animali culturali. i principi e comportamenti per cui differiscono sono quelli che apprendono dall’ ambiente in cui vivono Più esattamente si parla di meta-discorsi: cioè di elementi di cui spesso non siamo nemmeno molto coscienti e che condizionano profondamente il nostro discorso cosciente e il nostro comportamento
Se non si accettano queste che mi paiono irrefutabili acquisizione moderne allora si può continuare a pensare che Italiani, Tedeschi, Spagnoli abbiano caratteri peculiari e irriducibili, che la loro evoluzione sia sempre relativa a un sostrato
Il razzismo è propriamente la confusione fra cultura e genetica per cui si fa dipendere la prima dalla seconda contro ogni evidenza storica