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PISTA ANARCHICA. Le indagini del Bureau of Investigation si
indirizzano immediatamente verso la pista anarchica. Flynn, direttore
del Bureau, si basa su alcuni volantini che rivendicano l'attentato,
trovati in una cassetta delle lettere all'angolo tra
Cedar Street e Broadway. Sui volantini, stampati con inchiostro rosso
vivo, si legge: "Remember. We will not tolerate any longer! Free the
political or it will be sure death for all of you. American Anarchist
Fighters". Agli occhi di Flynn, la firma costituisce di per sé un
indizio eloquente. Essa combina due firme già apparse in precedenza su
un paio di pubblicazioni anarchiche la cui matrice era stata individuata
nei circoli italiani: la prima, dal titolo Go -Head! (febbraio 1919) e
firmata "The American Anarchists", minacciava il governo americano di
una campagna di attentati se fossero state applicate le disposizioni
della nuova legge sull'immigrazione destinate "… a deportare ed
espellere dagli Stati Uniti d'America qualunque straniero membro di
gruppi anarchici e analoghi"; la seconda pubblicazione, dal titolo Plain
Words e firmata "The Anarchist Fighters", era stata
lasciata a titolo di rivendicazione nei luoghi in cui, nella notte del 2
giugno 1919, in sette città americane tra cui Boston, New York,
Philadelphia e Washington erano state fatte esplodere bombe davanti alle
abitazioni dei giudici che si prodigavano ad applicare la legge in
questione.
Nel volantino che rivendica l'attentato di Wall Street, compare la frase
"liberate i prigionieri politici"; agli occhi di Flynn, un indizio
ulteriore: secondo il responsabile delle indagini i prigionieri cui si
fa riferimento sono i due anarchici Sacco e Vanzetti. Cinque giorni
prima, l'11 settembre 1920, Sacco e Vanzetti, già in stato di arresto da
mesi con tutt'altro tipo di accuse, erano stati incriminati dal giudice
Thayer della rapina avvenuta il 15 aprile dello stesso anno a South
Braintree nel Massachussets, nel corso della quale erano stati
assassinati due portavalori. L'indagine che segue l'attentato è una
delle più capillari della storia americana. Vengono raccolte centinaia
di testimonianze, in ogni ufficio di polizia e nei locali pubblici viene
affissa la ricompensa, 100 mila dollari a chi fornisca informazioni,
vengono diffuse almeno tremila foto segnaletiche di sovversivi,
centinaia di sospetti vengono arrestati e decine di fabbriferrai
interrogati sulla provenienza dei ferri di cavallo trovati sul luogo
della strage. I sospetti si concentrano su un uomo, riconosciuto in base
a una foto segnaletica
Un uomo dal forte accento italiano, dice il fabbroferraio, e
di fattezze siciliane. È l'unica testimonianza significativa che gli
agenti federali riescono a raccogliere. Nessun'altra prova a carico di
quest'uomo compare nel dossier.
BIN LADEN D'EPOCA. Chi era il bin Laden dell'epoca? Non si trattava di
un siciliano, ma di un romagnolo. Il suo vero nome è Mario Buda, ma
negli Stati Uniti circolava con il nome di Mike Boda. Mario Buda era
nato a Savignano, in provincia di Forlì nel 1884. Nel 1907, dopo aver
terminato gli studi superiori era emigrato nel Massachussetts, dove
aveva svolto svariati lavori nella zona attorno a Boston: giardiniere,
operaio presso una compagnia di telefoni, addetto alla costruzione di
una centrale elettrica. Per Buda, spesso costretto a dormire all'aperto,
protetto da scatoloni di cartone, sono anni di sacrifici. A causa della
miseria o forse mosso dalla nostalgia, nel 1911 Buda era rientrato in
Italia. Vi era rimasto fino al 1913, anno del secondo trasferimento
negli Stati Uniti. Stavolta si era installato a Roxbury, periferia di
Boston, dove era stato assunto come operaio in una fabbrica di cappelli.
Da un decennio Roxbury aveva assunto le sembianze di una Romagna in
miniatura data l'altissima percentuale di romagnoli che vi si erano
trasferiti. Buda lì era entrato in contatto con alcuni connazionali
anarchici, la svolta della sua vita. I quattro anni che seguirono li
dedicò alla militanza nel gruppo anarchico di cui era entrato a far
parte e che faceva capo a Luigi Galleani: lo stesso gruppo cui
appartenevano Sacco e Vanzetti. Verso la fine dell'Ottocento, il
movimento anarchico italiano aveva creato gruppi attivi nella maggior
parte delle città dell'Est degli Stati Uniti - Boston, Filadelfia,
Baltimora, Pittsburgh, Cleveland, Detroit, Chicago - città industriali
che utilizzavano nei propri stabilimenti una forte quota di immigrati
italiani. Tra i gruppi attivi forse uno dei più importanti fu quello
costituito dai seguaci di Galleani. Piemontese, emigrato negli Stati
Uniti agli inizi del Novecento, Luigi Galleani incarnava la corrente
anarco-comunista. A leggere i 15 anni di pubblicazioni della rivista
Cronaca Sovversiva, fondata da Galleani nel 1903, emergono le parole
d'ordine dei galleanisti: no alle riforme, tradimenti degli ideali della
classe operaia; sì al rovesciamento del sistema capitalistico con ogni
mezzo, compresi attentati e assassinii.
Il tempo che gli restava, tolto il lavoro e l'attività di militante,
Buda lo dedicava all'organizzazione di una delle tre scuole anarchiche
italiane presenti negli Stati Uniti. Chiamate Modern Schools, tali
scuole, le cui lezioni venivano svolte in italiano, erano luoghi in cui,
invece di studiare la glorificazione di presidenti e generali come
accadeva nelle scuole tradizionali, permeate quasi sempre da bigottismo
religioso, i bambini venivano educati alla libertà e alla spontaneità.
Il carattere di Mario Buda emerge da un episodio avvenuto durante un
processo, nel 1916. Arrestato a Boston durante una manifestazione contro
l'intervento americano nel primo conflitto mondiale, l'anarchico
romagnolo, nonostante l'assenza di prove a suo carico, era stato
condannato dal giudice a cinque mesi di prigione per essersi rifiutato
di prestare giuramento sulla Bibbia. Edward Holton James, un ricercatore
americano che lo intervisterà nel 1928, ne parla come di un individuo
"calmo ma ciecamente orgoglioso delle proprie convinzioni". Una sua
fotografia è stata esposta nell'ottobre del 1999 alla New York
Historical Society, nell'ambito della mostra The Italians of New York.
Five centuries of Struggle and Achievements. Nella didascalia, due
righe: "Mario Buda, l'uomo che fece saltare Wall Street". Nel 1917,
Mario Buda, per evitare un'eventuale coscrizione obbligatoria nel
momento in cui gli Stati Uniti avessero deciso di entrare in guerra, era
espatriato in Messico, a Monterrey, dove già si erano installati, tra
gli altri, Sacco e Vanzetti. A Monterrey gli anarchici italiani avevano
fondato una comunità basata sull'applicazione pratica dei loro ideali.
Chi era riuscito a trovare un lavoro (Buda in una lavanderia e Vanzetti
in un panificio) divideva il salario con chi il lavoro non ce l'aveva.
L'attività politica ferveva concentrandosi sul rientro in Italia e sulla
rivoluzione sociale che si riteneva imminente in patria. Ma dopo alcuni
mesi fu evidente che, nonostante la guerra assumesse dimensioni sempre
più terribili, nessuna rivoluzione sembrava profilarsi all'orizzonte.
Tra il settembre e il novembre 1917, tutti gli italiani di Monterrey
rientrarono alla spicciolata negli Stati Uniti.
MOLTO SANGUE. Mario Buda si trasferì a Chicago prendendo il nome di Mike
Boda. Per i successivi tre anni la vita del romagnolo si riassume in una
parola: cospirazione. Probabilmente è a Buda che deve essere attribuita
la responsabilità dell'ordigno che il 24 novembre 1917 nella sede della
polizia di Milwaukee uccise dieci agenti e una donna che stava sporgendo
denuncia per furto. I fatti di Milwaukee costituirono un punto di non
ritorno. Dell'attentato furono ritenuti responsabili 11 anarchici
italiani. Il processo fu
una farsa: la maggior parte dei condannati, al momento dei fatti,
era già detenuta in prigioni americane. In risposta a questacondanna ingiusta si verificarono decine di attentati, i quali,per quanto quasi tutti falliti o sventati, provocarono una
campagna per far espellere i sovversivi italiani dal suolo
americano.La legge non si fece attendere. Promulgata il 16 ottobre 1918 come
New Immigration Act, prevedeva che per essere espulsi bastasse
essere identificati come stranieri e sovversivi. Sovversivo era"chiunque predicasse, insegnasse, diffondesse con ogni mezzo… ideecontrarie all'ordine costituito". Iniziò una caccia alle streghe,seguita da un'ondata di espulsioni. Buda continuava ad agire inclandestinità, sfuggendo a ogni arresto. Fabbricava ordigni
esplosivi, redigeva volantini, approntava nascondigli per icompagni ricercati dalle forze dell'ordine, selezionava gli
obiettivi degli attentati. A stare ai volantini che diffuse in
quei mesi, gli anarchici non sembravano considerare un crimine l'uso
della violenza, bensì un atto di guerra contro un sistema"bandito e assassino". Le vittime innocenti degli attentati
costituivano una sorta di prezzo necessario, da pagare al di là di
ogni remora etica.
Nell'aprile del 1920 vengono arrestati Sacco e Vanzetti. Buda,ricercato per gli stessi reati, si rifugia presso una famigliaitaliana di Boston. In seguito si sposta a Portsmouth, ed è là cheùl'11 settembre viene a sapere dai giornali dell'incriminazione diSacco e Vanzetti per la rapina di South Braintree e l'assassiniodei due portavalori. Senza esitazione, entra in azione. In quattrogiorni raggiunge New York, affitta un cavallo e una carretta,riempie la carretta di dinamite e chiodi, parcheggia il convoglio
davanti allo Stock Exchange, lungo il marciapiede antistante labanca Morgan, e lo fa saltare alcuni minuti dopo grazie a un
dispositivo a tempo. È l'ultimo atto terrorista di Buda sulterritorio americano. Alcune settimane più tardi salpa in
direzione di Napoli. Alla fine di novembre è di nuovo in Romagna.
Buda riprende l'attività politica. Sotto il governo di Mussolini,
grazie anche alle informazioni fornite da Edgar J.Hoover, promosso
direttore del Bureau of Investigation, gli anarchici vengono
arrestati a uno a uno. Coloro che riescono a sfuggire alla cattura
partono per l'esilio in Svizzera. Buda nel 1927 viene arrestato e
inviato al confino a Lipari, nel 1932 viene trasferito a Ponza. Un
ricercatore di Boston, Edward Holton James, ottiene a due ripreseùil permesso di intervistarlo. Nel 1928 a Lipari, e nel 1932 a
Ponza, dove si fa accompagnare da Dante Sacco, figlio di Nicola.
Interrogato sulla strage di Wall Street, Buda nega ogni addebito.
Quattro mesi dopo viene rilasciato e ottiene il permesso di rientrare a
Savignano. Dai dossier di polizia, risulta che Buda venne rilasciato in
cambio dei suoi servigi come infiltrato presso i gruppi antifascisti in
esilio in Svizzera. Dai dossier tuttavia non trapela nulla che ci induca
a pensare che l'attività di informatore si sia concretizzata: difficile
immaginarlo nelle vesti del traditore. In ogni caso, dopo due mesi in
Svizzera, Buda rientra a Savignano e riprende a fare il ciabattino. Di
lui non si ha più notizia. La strage di Wall Street restò per anni nella
memoria dei newyorkesi, fino a scomparire, effetto della tendenza
americana alla cancellazione della storia. Essa costituì senz'altro un
attacco devastante ai simboli del capitalismo e della finanza. Ma, a
differenza di oggi, all'epoca niente si fermò. Il New York Times del
giorno successivo riportò che fin dal pomeriggio Wall Street "aveva
continuato a funzionare e a fare affari come al solito… ".
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