Balkan route migrants
Western Balkan routeFrom FRONTEX
The record number of migrants arriving in Greece had a direct knock-on effect on the Western Balkan route, as the people who entered the EU in Greece tried to make their way via the former Yugoslav Republic of Macedonia, Serbia into Hungary and Croatia and then towards western Europe. This led to unprecedented numbers of migrants seeking to re-enter the EU through Hungary’s borders with Serbia. After Hungary completed the construction of a fence on its border with Serbia in September, the flow of migrants shifted to Croatia. In all of 2015, the region recorded 764 000 detections of illegal border crossings by migrants, a 16-fold rise from 2014. The top-ranking nationality was Syrian, followed by Iraqis and Afghans. Earlier in the year, unprecedented numbers of Kosovo* nationals crossed the Serbian-Hungarian border illegally. Trends prior to 2015The route became a popular passageway into the EU in 2012 when Schengen visa restrictions were relaxed for five Balkan countries – Albania, Bosnia and Herzegovina, Montenegro, Serbia and former Yugoslav Republic of Macedonia. In 2013, some 20,000 people crossed the Hungarian border illegally. Nearly all of them applied for asylum after crossing. They were encouraged by a change to Hungarian law that allowed asylum seekers to be transferred to open holding centres, which they absconded soon after. In July, the Hungarian authorities further amended asylum legislation and strengthened their border controls. Migrant flows from Greece tailed off, but overall numbers rose dramatically again in 2014. Part of the reason for the rise was irregular migration by nationals of the region, especially from Kosovo, who joined the northward march by Syrians and Somalis. On arrival in Hungary, they too requested asylum, and were accommodated in open refugee centres. They left the centres and headed to other European Union countries, particularly Austria and Germany, where many again applied for asylum. Disclaimer: Data presented refer to the number of detections of illegal border-crossing at the external borders of the European Union. Illegal border-crossings at the external borders may be attempted several times by the same person.
Illegal border crossings on the Western Balkans route in numbers.
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IL MONDO DI MEZZO Da CARITAS ITALIANA
Ci sono i rimpatriati. I respinti alla frontiera. E il "mondo di mezzo": la massa di invisibili col foglio di via. La macchina delle espulsioni ha mille intoppi: dei 34mila "cacciati" dal nostro Paese nel 2015, oltre 18mila sono rimasti sul territorio nazionale e solo 3.688 sono effettivamente tornati a casa. Il meccanismo è complicato. Come funziona? Un immigrato irregolare che non ha diritto all'asilo deve essere allontanato. Come ha spiegato il 20 gennaio scorso alla Camera il capo della polizia, Alessandro Pansa, nel 2015 i provvedimenti d'espulsione sono stati 34.107. Peccato che i migranti effettivamente allontanati sono stati solo 15.979. Di questi, 8.736 sono i respinti alla frontiera: I respingimenti della polizia di frontiera, per lo più di afgani, siriani e pachistani si eseguono via mare tra la costa adriatica e la Grecia, rimandandoli indietro sui traghetti. Via terra, viene respinto verso Austria e Slovenia chi viene rintracciato mentre cerca di entrare in Italia: per lo più afgani e pachistani. In tutti questi casi vale il trattato di Dublino, cioè i profughi vanno rimandati al Paese di primo ingresso dell'area Schengen, competente a valutarne la domanda d'asilo. Altri, circa 3.500, vengono respinti nel Paese Ue da cui sono entrati, non già alla frontiera, ma dai questori una volta rintracciati sul territorio nazionale. Basta trovargli addosso lo scontrino di un acquisto in altro Stato europeo per far scattare la procedura di riammissione. E i rimpatriati? Quelli che forzatamente vengono riportati direttamente a casa sono solo 3.688 (di cui 1.159 con ordine del giudice perché oggetto di condanne). I rimpatri solo con i paesi con i quali ci sono accordi di riammissione. Oggi principalmente Tunisia, Egitto, Marocco e Nigeria. I consoli certificano la nazionalità dell'espulso e forniscono i documenti per il rimpatrio. Il viaggio può avvenire via traghetto, sui charter come per i nigeriani o su voli di linea, come verso il Marocco con massimo otto espulsi per volta, accompagnati ciascuno da due agenti. Molti Paesi d'origine infatti preferiscono accogliere piccoli gruppi. Per capire chi viene rimpatriato, basta guardare gli accordi. L'Italia ne ha che funzionano bene con Tunisia, Nigeria, Egitto e Marocco. Sono molti gli espulsi in questi paesi, ma con alcuni - sottolineano al Viminale - gli accordi mancano: Senegal, Gambia, Costa d'Avorio, per fare degli 5 esempi. E senza accordi non ci sono rimpatri. La Grecia ne ha sottoscritto di recente uno con la Turchia, la Spagna con il Marocco e la Francia con Camerun, Capo Verde, Congo, Gabon, Senegal, Tunisia. Ma visto che ogni Stato europeo fa i propri accordi, i migranti irregolari - scrive la Commissione Ue - possono evitare il rimpatrio trasferendosi da uno Stato all'altro. Insomma, quello che fa notizia è che dei 34mila espulsi formalmente dall'Italia, ben 18.128 non hanno lasciato il territorio: il questore gli ha ordinato di abbandonare lo Stato coi propri mezzi entro sette giorni e questi chiaramente non hanno obbedito. La colpa? La difficoltà di identificarli, visto i pochi posti a disposizione nei Cie e la mancanza con il loro Paese di un accordo di riammissione. Solo ad Agrigento, per esempio, nel 2015 sono ben 1.428 i migranti economici che hanno avuto il foglio di via restando poi sul territorio. Altra partita, da non confondere con i rimpatri, è quella dei ricollocamenti. Un flop annunciato. Il consiglio dei ministri dell'Interno Ue il settembre scorso ha deciso di redistribuire tra i vari Stati dell'Unione ben 40mila profughi provenienti da Italia (24mila) e Grecia (16mila) in due anni. Ebbene ad oggi i profughi che hanno lasciato l'Italia per un altro Paese Ue sono stati solo 257. Nei prossimi giorni partiranno altri 23: tutti eritrei diretti in Francia. Non va meglio alla Grecia, che finora è riuscita a trasferire solo 96 rifugiati. Se prosegue cosi – secondo il Viminale - ci vorranno più di vent'anni per riuscire a ricollocare la quota assegnata all’Italia.
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Giovanni De Sio Cesari
Possiamo discutere se sarebbe meglio una gestione dei rifugiati a livello europeo e o dei singoli stati ma solo a livello teorico. La UE è un insieme di accordi faticosamente raggiunti fra le richieste contrastanti di tutti i paesi con la prevalenza degli stati piu forti e soprattutto difficilmente riformabili (guazzabuglio di regolamenti eterodiretti dalla Germania, seciondio l'espressione di Renzi ) e non puo gestire un fenomeno cosi complesso come l’immigrazione, come è infatti sotto gli occhi di tutti : si pensi ad esempio al piano di ricollocamanto dei profughi miseramente fallito sin dall’inizio Allora non resta altro che ognuno faccia per se, magari accordandosi con gli altri In questo quadro l’Austria minaccia di sospendere l’accordo di Shengen a meno che non saranno gli italiani a non far passare i profughi nel qual caso non c’è motivo di chiudere le frontiere D’altra parte ,la chiusura delle frontiere non è in contrasto con lo spirito di Shengeen , a prescindere che è autorizzato da una apposita clausola perche l’accordo voleva far passare i comunitari e non gli extra comunitari E’ invece in contrasto con lo spirito della UE che un problema comune venga scaricato solo su alcuni stati: un ennesimo fallimento dell Unione Europea Cosa dovrebbe allora fare l’ Italia? Secondo l’accordo di Dublino dovrebbe identificare i migranti, dare asilo politico a quelli che ne hanno l requisiti, rimandare gli altri nei paesi di orgine Ma una cosa del genere certamente non è possibile trattato o non trattato : ad impossibilia nemo tenetur ( nessuno è tenuto a fare cose impossibili) Ma qualcuno puo credere che saremmo in grado di rimandare centinaia di migliaia di migranti ai loro paesi di origine e d dare asilo politico ad altre centiniaia di migliaia? Certamente no Bisognerebbe rimpatriare, cioe ricacciare nel nulla, persone, che hanno sfidato la morte nei deserti e in mare e che faranno qualunque cosa per non essere ricacciati . Come fare accordi con le nazioni di origine? Come costringerli a salire su un aereo ? Dove mettere nel frattempo persone che cercheranno di sfuggire per ogni dove? Ci vorranno dei lager sorvegliate da guardie armate? Mi vengono in mente le immagini della deportazioni di ebrei: ma almeno quelli non facevano resistenza, poca gente li vedeva, e tutti erano molto piu intenti a salvare le proprie vita in una apocalisse generale io penso che noi italiani non ci riusciremmo mai: gia quando la polizia cerca di scacciare dalle spiagge i vu cumpra la folla dei bagnanti si alza per proteggerli Figurarsi le immagini rimandate da cento TV di folle di uomini donne e bambini caricati a forza su autocarri, treni e aerei E che dire per quelli che avrebbero diritto ad asilo politico? Non si tratta di problema di integrazione sociologica per il cui il rigetto dei migranti viene visto come un fatto di razzismo, nazionalismo con psicologi dilettanti scatenati sulla paura del diverso, sull’egoismo trionfante ecc ecc Ora certamente l’integrazione sociologica è un problema importante ma puo essere superato. Il problema essenziale pero è l integrazione economica : bisogna dare un lavoro ai migranti L Italia nel recente passato ha assorbito ben 5 milioni di migranti ma ora con il dramma della disoccupazione non puo dare nemmeno piu un posto e infatti i migranti lo sanno e non ci pensano nemmeno un momento a fermarsi da noi Il flusso infatti si rivolge a nord europa in Germania e non solo La Germania ha un grosso avanzo di bilancio, puo spendere 13 miliardi per i profughi che magari fanno bene alla sua econiomia cosi come l’arrivo di un gran numero di lavoratori arabi, non troppo esigenti, puo essere utilissimi in una economia di piena occupazione In Italia siamo con bilanci paurosamente deficitari ,quello che potremmo dare ai poveri profughi lo toglieremmo ai nostri poveri e lavoratori stranieri ancora piu disperati dei nostri farebbero concorrenza ai nostri lavoratori
Non che l’Austraia ha torto a bloccare il Brennero ma bisogna che se ne assuma poi la responsabilità politica e non la si scarichi su un altro paese cosi come è avvenuto fra Macedonia e Germania ìil problema dei profughi/ migranti è grave e capisco pure che i nordici debbono pure cercare di bloccarlo in qualche modo Allora la domanda è: : si tratta di un fenomeno europeo ( come lo è stato quello dei Balcani) o solo italiano Nel primo caso collaboriamo tutti insieme per una soluzione Nel secondo caso : se non ci sentiamo noi italiani di lasciarli annegare al largo della Libia, allora appena sbarcati diamo loro un biglietto per il Brennero : ci pensino poi gli Austriaci a bloccarli al Brennero, al Tarvisio sui cento passi tra i monti, ci pensino essi a erigere filo spinato, a sparare lacrimogeni e non solo contro la folla dei miseri fra il pianto dei bimbi e le grida delle donne e gli appelli del papa. Perche mai questo compito è toccato ai Macedoni e non ai tedeschi ? Perche dovrebbe l’Italia imprigionare centinaia di migliaia di miseri della terra : noi non ce la sentiamo, noi non vogliamo, noi non possiamo anche materialmente L’idea che dobbiamo fare questo lavoro sporco al posto dei nordici perche sarebbe nei trattati non ha senso i trattati internazionali sono validi sic stantibus rebus cioe fino a che non avvengano fatti nuovi. Ora quando si sottoscrisse l’accordo di Dublino non si pensava che questo avrebbe trasformato il nostro paese o la Grecia in un campo di concentramento In tutta la storia, direi senza eccezione è sempre prevalso questo principio. Anzi nella realtà gli stati hanno sempre rispettato i trattati solo fino a quando volevano Infatti, per restare in tema, la ripartizione dei profughi è finita in una barzelletta perchè gli stati non hanno voluto: che fosse o meno legale non importa niente o quasi.
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