Relazione di Franco Pittau
Roma, Cnel, 11 luglio 2006
Si realizza oggi un grande sogno: la presentazione di del primo Rapporto sugli italiani nel mondo. A essere precisi, questo è solo l’antipasto, per così dire: si tratta delle anticipazioni, mentre la presentazione del Rapporto è prevista per il 4 ottobre. Quasi a titolo scaramantico, per assicurare, in una lotta contro il tempo, che l’opera verrà portata a termine nei tempi stabiliti, è stato organizzato l’incontro di quest’oggi, che ha anche la funzione di richiamare l’attenzione del mondo istituzionale, di quello sociale e dei media.
Perché si tratta di un grande sogno? Perché si tratta di un’esigenza sentita da tempo, senza che abbia potuto avere fino ad ora un seguito operativo. L’ultima edizione di Comunità italiane nel mondo del Ministero degli Affari Esteri si riferiva agli anni 1985-1987. Alla prima Conferenza sugli italiani nel mondo, svoltasi nel 2000 presso la sede della Fao, fummo noi del Dossier Caritas/Migrantes a proporre e a far circolare una scheda statistica, consistente ma pur sempre una scheda, ripresa sul sito ufficiale della Conferenza per far circolare un po’ di dati. Le decisioni riguardanti i grandi fenomeni sociali sono già di per sé difficili quando sono disponibili i dati, figurarsi poi la loro adeguatezza quando manca il corredo statistico: è molto più elevato il rischio di imprecisione: chi opera in emigrazione non avrebbe alcuna difficoltà ad esemplificare.. Oggi, con queste anticipazioni, la Migrantes e il Comitato Promotore (Missionari Scalabriniani, Acli, Inas-Cisl e Mcl) hanno detto ufficialmente che stiamo arrivando al traguardo di avere tra le mani un sussidio da consultare sui diversi aspetti riguardanti l’emigrazione italiana.
Il presentatore è quello che presenta gli altri ma che personalmente può solo autopresentarsi: cosa che subito farò. Il coordinamento di questo incontro è stato affidato a me in quanto responsabile del “Dossier Statistico Immigrazione”, iniziativa presieduta dalla Migrantes insieme alla Caritas. All’équipe del Dossier è stato anche affidato il compito di redigere il Rapporto sugli emigrati e spiego subito il perché. Il Dossier è nato nel 1991 e ha svolto un ruolo importante nel sensibilizzare la società italiana al fenomeno dell’immigrazione. Il grande successo di questo sussidio statistico è stato basato su intuizioni molto semplici, riassumibili nello slogan “fedeltà ai dati”. Infatti, si tratta di: *raccogliere il maggior numero di dati, il più aggiornati possibile *esporre il significato dei dati raccolti, senza sovrapporre alla realtà le proprie idee e senza cercare di indottrinare i lettori *evitare che i grandi fenomeni sociali, nel loro nucleo sostanziale ampiamente condivisibili, vengano fatti oggetto di contrapposizioni partitiche ad ogni costo, una tendenza che va già male in Italia ed è assolutamente fuori posto quando ci si rivolge ad italiani che vivono in tanti paesi del mondo. *restare nella misura del possibile aperti a tutti gli apporti, da qualsiasi parte provengono. Stiamo seguendo queste linee semplici anche nel Rapporto sugli italiani nel mondo, sia noi che lo coordiniamo, che gli altri redattori o segnalati dal Comitato promotore o individuati, in Italia e all’estero, nell’ambito pubblico (universitario e non) e del mondo sociale.
Che cosa realisticamente avverrà, o speriamo che avvenga, con la pubblicazione del Rapporto, quali saranno i suoi effetti? Ne indico solo alcuni, tra quelli più rilevanti.
Il primo traguardo sarà di natura conoscitiva. Pensiamo che il Rapporto faciliterà la diffusione di una tendenza a parlare dell’emigrazione italiana con conoscenza di causa e, nel nostro caso, con conoscenza dei dati. Abbiamo visto che non esistono dati su tutti gli aspetti del fenomeno, che non sempre ci si sta adoperando per porre rimedio alle lacune e che neppure i dati esistenti sono sempre disponibili. Un rapporto di questo tipo favorirà il superamento di questi inconvenienti, complice anche il nuovo assetto istituzionale che include la rappresentanza di parlamentari italiani all’estero, senz’altro più sensibili alle esigenze del mondo che rappresentano, che non mancheranno di far pressione in tal senso.
Il secondo traguardo si colloca a livello comunicativo. Penso si possa dire, senza offendere nessuno, che i media finora non abbiano seguito con grande attenzione le vicende degli italiani all’estero, così come è stata disattenta la stessa società Quando si dice che la colpa è dei media, ci può essere del vero ma si tratta di una spiegazione parziale. Bisogna però aggiungere che le notizie sugli emigrati all’estero non vengono fornite in maniera tale da richiamare l’attenzione, comprensibile preoccupazione di un bravo giornalista. Si può fare diversamente? Pensiamo di sì, e lo abbiamo mostrato con la scheda oggi predisposta, che anticipa i contenuti del Rapporto. L’emigrazione è come una miniera d’oro in gran parte inesplorata. Può essere funzionale alle esigenze di internazionalizzazione del sistema produttivo italiano, alla diffusione della nostra lingua e della nostra cultura, all’accreditamento di una immagine più suggestiva dell’Italia all’estero, che certamente non è tra le più alte, neppure dopo la vittoriosa conclusione dei campionati mondiali di calcio. Cercheremo di essere funzionali alle esigenze dei giornalisti e ai giornalisti chiediamo di essere disponibili a dare un seguito alle nostre esigenze.
Il terzo traguardo è di natura equitativa, una sorta di par condicio. Gli emigrati nel mondo sono poco più di tre milioni, tanti quanti sono gli immigrati stranieri in Italia. Degli stranieri si parla ogni giorno, degli emigrati quasi mai. Però, se si mostra che la vita italiana è collegata non solo con la presenza degli immigrati ma anche con quella vissuta dagli italiani all’estero, le cose possono cambiare. Noi stiamo tentando questa operazione recupero, nella convinzione che l’Italia oggi più che mai ha bisogno degli emigrati, come d’altra parte noi di loro. Certamente non tutto dipende dalla pubblicazione di questo Rapporto, ma anche di questo c’era bisogno.
Concludo con i ringraziamenti. Un ringraziamento sentito va alla Migrantes e al Comitato promotore, che tra le tante cose da fare hanno voluto aggiungere anche questa. Nel realizzare questa iniziativa non abbiamo avuto dei fondi a disposizione, né pubblici né privati: ci siamo autotassati. Naturalmente questo non vuol dire che non aspettiamo i fondi e anzi questa è un’occasione buona per sollecitarli. Altrettanto sentito è il ringraziamento ai relatori, che animano il dibattito di quest’oggi, e ai redattori, che sono già avanti nel loro lavoro, coscienti che l’autunno, periodo della presentazione, è alle porte. Una iniziativa come questa avrebbe avuto poco senso senza la presenza e la sensibilità di rappresentanti delle forze associative e delle strutture pubbliche: un grazie molto sentito, quindi, anche a loro, che vogliamo avere sempre vicini. Il mio ringraziamento è anche di natura personale. Dopo essere stato emigrato 35 anni fa, quindi sull’altra parte della barricata con un’esperienza che non si dimentica, ringrazio per la fortuna di essere oggi il coordinatore di questa iniziativa, che può essere portatrice di diversi effetti positivi per l’Italia e i suoi italiani all’estero. |