IL CASO
Il Carroccio diserta le celebrazioni
e solo 6 leghisti in aula alla Camera
Da La repubblica 17/03/11
In Lombardia e Veneto uffici aperti per il Carroccio, in polemica con la festa per i 150 anni dell'unità d'Italia. Fischi e contestazioni a Milano per l'iniziativa di Salvini e i suoi riuniti a lavorare in piazza della Scala. Ma qualcuno fa festa, come il sindaco di Lesmo, e Zaia indossa la coccarda
ROMA
- A Milano, il capogruppo leghista Matteo Salvini piazza le
scrivanie fuori dal municipio per dimostrare di essere al lavoro.
Uffici aperti per i primi cittadini veneti del Carroccio. E in aula
a Montecitorio, solo in sei ad ascoltare Napolitano (quattro dei
quali membri del governo), senza applaudirlo mai: come annunciato, e
con addosso gli occhi di tutti, la Lega boicotta il 17 marzo, ma le
provocazioni non sempre risultano gradite e attirano fischi e
contestazioni anche al nord. E qualcuno, a sorpresa, anche in casa
della Lega decide di onorare la festività.
Ma l'episodio simbolo del voltaspalle leghista al 150enario sono le
celebrazioni nell'aula di Montecitorio, stracolma dei rappresentanti
dei due rami del Parlamento. Il Carroccio era rappresentato da tre
ministri - Umberto Bossi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli -, un
sottosegretario e un solo parlamentare. Tutto qui. Bossi ha tentato
di smorzare le polemiche: "Ci sono io", risponde ai cronisti, poi
elogia il discorso di Napolitano. Ma anche sui banchi del governo,
durante l'esecuzione dell'Inno, il Senatur non canta e cerca di
parlare con i vicini con aria visibilmente seccata.
A Milano la provocazione di Salvini non è piaciuta e i leghisti
riuniti simbolicamente "a lavorare" in piazza della Scala, in
polemica con le celebrazioni per l'unità d'Italia, sono stati
costretti a sloggiare: il loro banchetto è stato rimosso dalle forze
dell'ordine per motivi di ordine pubblico. L'iniziativa promossa
dagli esponenti del Carroccio, non è stata gradita dai milanesi, che
non hanno apprezzato neppure l'idea di distribuire ai passanti
bandiere con la croce di San Giorgio, simbolo di Milano divenuto una
delle icone del Carroccio. Diversi cittadini di passaggio in piazza
della Scala hanno bersagliato i leghisti con rumorosi "vergogna",
altri hanno rilanciato con slogan come "Viva l'Italia", qualcuno ha
anche azzardato: "Fuori la lega dallo stato".
Per i sindaci veneti della Lega oggi è stata una normale giornata di
lavoro. A Treviso la cerimonia dell'alzabandiera in Piazza Vittoria
è stata presieduta dal prosindaco Gentilini, della Lega, anzichè dal
sindaco Gobbo, anche lui del Carroccio. Non era presente il
presidente della provincia, Leonardo Muraro, Lega Nord, pure lui al
lavoro, sostituito dal suo vice Zambon, del Pdl. Negli uffici
municipali, di buon ora erano già all'opera i sindaci leghisti di
Vittorio Veneto, Cittadella, Thiene.
All'alzabandiera in piazza Castello a Torino, tra le autorità,
accanto al sindaco Sergio Chiamparino, c'erano il prefetto Alberto
Di Pace e il presidente della provincia Antonio Saitta, ma non
Roberto Cota, presidente della regione Piemonte, nè altri esponenti
della Lega. Neppure Tizia Sala, sindaco leghista di Cantù, nel
comasco, ha partecipato alla deposizione di una corona di fiori
sotto il balcone della casa in cui soggiornò Garibaldi, ma è stata
accolta da grida e fischi di disapprovazione. Insulti e gravi
minacce sono arrivati anche a Giovanni Malanchini, primo cittadino
della Lega Nord di Spirano (Bergamo), per aver tenuto aperto il
municipio oggi.
Non sono mancate, però, voci fuori dal coro e ripensamenti. Il
sindaco di Lesmo, Marco Desiderati, dopo aver annunciato nei giorni
scorsi che il tricolore oggi sarebbe rimasto chiuso in un cassetto,
lo ha esposto invece sul pennone del Comune, onorando la ricorrenza.
Comune a festa anche a Varese, come ha confermato lo stesso primo
cittadino Attilio Fontana, che si è presentato in tricolore alla
cerimonia dell'alzabandiera. Ha fatto notizia anche la scelta di
Luca Zaia, governatore del Veneto, che sopra il fazzoletto verde, in
un evento all'università di Padova, ha mostrato la coccarda
tricolore. "Sembra che tutti i problemi dell'Italia si risolvono col
fatto che io mi metta o meno la coccarda tricolore", ha detto con
una battuta.
Ma per Rosy Bindi, la Lega oggi ha perso un'occasione: "Gli
atteggiamenti sprezzanti della Lega le parole di irrisione verso i
simboli nazionali come l'Inno di Mameli e il Tricolore non sporcano
le belle immagini di una intensa e sentita partecipazione di donne
uomini ragazzi bambini alle tante celebrazioni che si susseguono in
queste ore nelle nostre città", dice la vicepresidente della Camera
e presidente dell'assemblea nazionale del Pd. Oggi il Carroccio "ha
perso un'occasione, forse unica, per unirsi al corpo vivo della
nazione e ritrovare credibilità. La maggioranza numerica che governa
il paese - conclude Bindi - è sempre meno una maggioranza politica,
culturale e morale e lo dimostrano anche le celebrazioni di questo
anniversario".
Il comportamento della Lega è offensivo e "accade proprio nel giorno
durante il quale si testimonia l'importanza per il presente e per il
futuro, di un'Italia che sappia essere veramente unita", denuncia in
una nota Leoluca Orlando, portavoce dell'Italia dei Valori, che
chiede poi alla magistratura di valutare se dietro le gravi
dichiarazioni di alcuni esponenti leghisti, sia "possibile ravvisare
il reato di vilipendio alla bandiera italiana".