LA BEATIFICAZIONE DI PAPA WOJTYLA

 

Wojtyla, ecco tutti i numeri della macchina organizzativa

 

Da: La Repubblica del 02/05/11

 

Durante la "tre giorni" di beatificazione di Giovanni Paolo II sono stati impiegati 4mila volontari della protezione civile. Sono state raccolte 250 tonnellate di rifiuti mentre i soccorsi effettuati sono stati 2mila

 

Questi i numeri della macchina organizzativa del Campidoglio durante "la tre giorni" dedicata alla beatificazione di Papa Giovanni Paolo II.
Accoglienza. La Protezione Civile ha messo in campo 4mila volontari (rispetto ai 2.700 previsti). Sabato sono arrivati spontaneamente 1.300 operatori in più e sono state distribuite oltre 2 milioni di bottigliette di acqua. Il Consolato Polacco a Roma, presente nella sala operativa di Porta Metronia che ha ricevuto pià di 3.700 chiamate, ha impiegato 50 volontari e 100 scout; 
Sicurezza e controlli. Sono stati 2.500 gli agenti impiegati per la beatificazione dalla sera di venerdì 29 aprile alla mattina del 2 maggio. I controlli effettuati sono stati 106, i sequestri amministrativi 610, i penali 48, gli oggetti ritirati 25.154, quelli contraffatti 908, i fermi per identificazione 133, e i parcheggiatori abusivi sanzionati 6. Circa 2mila telecamere in tutta la città, collegate con la sala sistema Roma, di cui 100 posizionate a monitorare l'area della beatificazione. In più, cinque pattuglie "Wireless Patrol" che hanno controllato Roma, percorrendo oltre 5mila chilometri. Seicento i pompieri messi in campo; 500 gli uomini delle Fiamme gialle in servizio ogni giorno; oltre 2.000 gli agenti schierati dalla questura per due giornate. Sono stati 80 i forestali mobilitati fino al 2 maggio. Mentre i carabinieri impiegati di supporto sono stati 850
Mobilità. Atac ha incrementato del 30 per cento la presenza di risorse in servizio rispetto a eventi analoghi: 2.200 autisti dei mezzi di superficie, 300 macchinisti metro; 17.500 le corse effettuate; 400.000 i passeggeri trasportati; 1.048 le corse metro effettuate per un totale di 20.000 chilometri percorsi e oltre 500.000 passeggeri trasportati; 387.000 biglietti Papabit venduti. Nei parcheggi di scambio erano presenti 2.150 pullman dei pellegrini; 316 i radiogiornali mandati in onda tra sabato e domenica, di cui 83 multilingue.
Pulizia della città. Le tonnellate di rifiuti complessivamente raccolte sono state 250. Otre 1.200 gli operatori e circa 400 mezzi per garantire il decoro della città; 22 squadre di Ama Disinfestazioni hanno garantito l'igienizzazione e sanificazione dei luoghi; 315 bagni chimici posizionati e 10 i bagni fissi in muratura sempre aperti. L'Opera romana Pellegrinaggi ha posizionato 508 bagni chimici.
Informazione. Grande successo per il sito web multilingua dedicato alla Beatificazione creato per fornire ai pellegrini tutte le informazioni. In totale, le visite registrate sono state 70mila da 561 città d'Italia, 350.000 le pagine visitate; 17.667 le chiamate ricevute dallo 060606; distribuite un milione di mappe e depliant.
Ricezione alberghiera. Tra il 30 aprile e l'1 maggio si è registrato un boom del 30 per cento di prenotazioni in più nei numeri della ricezione alberghiera della capitale. Sono state il 90 per cento le camere occupate negli alberghi a 5 stelle e in quelli fino a 3 stelle, l'85 per cento in quelli a quattro stelle.
Piano sanitario. L'Ares 118 ha messo in campo 1.920 operatori, un ospedale da campo, 17 presidi medici avanzati, un punto medico pediatrico, 60 mezzi dedicati al soccorso, sei auto di coordinamento, tre motomediche e dieci mezzi di supporto. Dalle 10 del 30 aprile alle 16 dell'1 maggio sono stati effettuati: 2.329 interventi sanitari presso i punti medici avanzati presenti negli areali (72 per cento codice di triage verde, 12,6 codice giallo, 0,3 codice rosso, il 15 per cento codice bianco); il 4,5 per dei pazienti sono stati trasportati presso i Pronto soccorso; 1.804 gli interventi di emergenza; 936 le persone trasportate in ospedale.
Musei civici. Domenica 1 maggio, il sistema Musei Civici di Roma ha registrato 9.512 ingressi (+60 per cento rispetto alla media delle domeniche di maggio 2010). Affluenza record per i Musei Capitolini con 2.379 ingressi. Il totale dei visitatori da venerdì 29 aprile a domenica 1 maggio è stato di 18.786.
 

 

 

 

 

LE  FOLLE  DEL PAPA

Giovanni De Sio Cesari

Da:  IL RIFLETTERE, Maggio 2011

 

Nella storia dell’umanità pochi avvenimenti sono stati seguiti da una folla tanto grande come la beatificazione  di  papa Wojtyla  Mai si erano visti tanti potenti  insieme  dai paesi e dalle fedi più diverse e mai soprattutto tanti uomini comuni “della strada” come si usa dire, che poi sono i protagonisti della storia dei nostri tempi.

 Ma andiamo un pò al di  la dell’immediatezza della impressione di tanta folla.

 Innanzi tutto notiamo che in ultima analisi non si tratta di una folla straordinaria per un tale papa. In effetti  il numero dei pellegrini è nello  stesso ordine di cifre  di quelli che sono intervenuti ai tanti raduni in Italia o all’estero. Basti pensare che nel raduno di giovani a Tor Vergata del 2000 si stimarono ben due milioni di giovani. Il problema è che per ovvi motivi la beatificazione  non si poteva tener in una spianata  apposita ma in San Pietro la cui piazza può contenere  un numero di fedeli che al tempo della costruzione sembrava immenso ma che attualmente appare assolutamente insufficiente

 Il termine  di folla appare poi alquanto inadeguato e impreciso:il termine  infatti richiama alla mente un  insieme casuale di persone. Si tratta invece di gruppi quasi tutti organizzati : gruppi di nazioni, di città , di parrocchie, di organizzazioni le più diverse, di gruppi familiari tutti mossi da sentimento di partecipazione vivo e sentito. Non  quindi folle anonime e occasionali ma grandi masse che si riconoscono nella  partecipazione corale di una  sentimento  religioso unico anche se si rinfrange in mille diverse sfaccettature.

Qualcuno ritiene che si tratta anche di un fenomeno mediatico proprio della nostra età : tutti vogliono partecipare a un fatto  che si presenta come memorabile e quindi folla chiama altra folla in un processo autoesaltante : insomma la gente non sarebbe mossa tanto dall’importanza del  fatto in sè ma dalla considerazione che quel fatto diventerà memorabile.

 Certamente questa fenomeno sociologico può avere la sua incidenza. Tuttavia è anche chiaro che solo una piccola minoranza può essere mossa del desiderio di partecipare semplicemente a una grande manifestazione. Non abbiamo cioè visti  molti curiosi e sarebbe davvero difficile che  si affrontino tante difficoltà per il semplice desiderio di partecipazione. D’altra parte i “pellegrini”  con loro canti, preghiere invocazioni   si distinguono agevolmente dai turisti e curiosi.

Più  interessante può essere l’obiezione di chi ritiene che partecipare all’evento, per seguire gli insegnamenti del papa e della chiesa in generale non occorre andare a Roma: in qualunque luogo della terra, in un deserto  come in una metropoli,in una chiesetta come in una fabbrica si può pregare  e meditare E’ senza altro vero:  magari molti dei veri fedeli del papa non si trovano affatto fra i pellegrini e non tutti i pellegrini sono dei veri fedeli. Alla fine allora ci domandiamo: a che serve andare a Roma? Si può partecipare ugualmente, intensamente in qualunque altro luogo della vasta terra: magari è più bello partecipare dagli ospedali, dalle missioni, dai poveri, da tutti i luoghi dove si può alleviare la sofferenza dei nostri fratelli. Sono considerazioni che ci sembrano giuste e profonde.

 Tuttavia dobbiamo anche notare che la fede, anche se è sempre una scelta individuale e personale, tuttavia va vissuta non nell’isolamento individualistico ma  nella dimensione della comunità dei fedeli.

Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». (Matteo 18:20)

E’ nella comunità che il cristiano e direi in generale l’uomo si realizza e si riconosce. Le “feste” sono una tipica espressione dell’umanità che ha bisogno di ritrovarsi, di confrontarsi, di confortarsi reciprocamente. Ecco: è vero che si può pregare e partecipare dovunque : tuttavia il sentirsi fra milioni di altri fratelli che sentono e vivono gli stessi sentimenti e la stessa fede è pur sempre una esperienza esaltante degna di essere vissuta e per la quale vale la pena affrontare disagi anche notevoli. .

 

 

 

Saint Wojtyła

When Pope John Paul II, Karol Józef Wojtyła, is beatified on Sunday, the world again will have reason to reflect on the greatness and goodness, and the world-historical significance, of this remarkable man. Perhaps the best, most immediately accessible way to fathom that significance is to watch the tour de force video by Citizens United Productions, with Newt and Callista Gingrich, called Nine Days That Changed the World. While the importance of JPII's papacy spreads well beyond his essential contribution to the liberation of Poland and destruction of Soviet-led Communism, that accomplishment alone is a story of awe-inspiring note and moment. Nine Days doesn't just tell that story; it shows it, through stark and moving video footage and interviews. To flesh the story out in magnificent depth, combine Nine Days with George Weigel's recent First Things article/2011 Simon Lecture called "All War, All the Time," which draws heavily on Weigel's book The End and the Beginning.

It is virtually impossible, after reviewing these and other source materials, to conclude that JPII was anything other than one of the greatest men not just of this age, but of any age in recorded history.

Nine Days opens with video of almost indescribably massive throngs of joyous people, gathered on the streets of Krakow in June of 1979 to greet this new pope of their own homeland, a man who for decades had helped keep the Polish church alive against vicious degradations and deprivations by the Communist authorities.

"This memory will remain with me my whole life," said Monsignor Jaroslaw Cielecki, who was there in Krakow, in opening Nine Days. "When the Pope arrived, there was joy, there was applause, the people shouted. There was really a moment of, of, I was thinking like a child at that moment…. It seemed that we had left behind this time of suffering -- that he had a key, I can say in a sense, the Pope has a key to open, for freedom. The people felt it in this moment."

The footage is breathtaking. It's a celebration such as we'll rarely witness again in our lifetimes. "It was many more divisions than Stalin could imagine," said Weigel on camera. "The history of the 20th century turned in a dramatic way." Nearly one third of the entire Polish population turned out to see their hero between June 2 and 10. They did so despite the government's clear disapproval. They did so amidst repression. They did so in full knowledge that Communist henchmen had brutally put down similar populist expressions in Hungary in 1956 and Czechoslovakia in 1968 -- and in a lesser-known crackdown in Poland itself in 1970. They did so while wearing bright colors and holding aloft flowers and signs dedicated to faith and freedom.

JPII stood literally face to face with Communist authorities and asserted that Poland had the right to its own culture, its own traditions. To the masses he preached a simple message of God's love and redemption. To the world he showed that faith could face down totalitarianism. The people responded in song. One film clip shows hundreds of thousands singing these words: "We want God, in family circles, in the care of parents, and in children's dreams. He is our King and our Lord." The Pope, speaking to those hundreds of thousands in Warsaw's Victory Square, reassured them: "Christ cannot be kept out of the history of man in any country in the world."

As Nine Days well explains, the Solidarity movement grew directly from the experience of freedom and the example of courage shown during the Pope's 1979 visit. The movie takes you through the next decade of growing anti-Communism and the weakening of the Soviet bloc's totalitarian bonds. Rare interviews were secured with Solidarity leader and later Polish President Lech Walesa, and with Czech Republic President Vaclav Havel.

"At that state of despair and hopelessness, the Pope appeared," said Walesa. "And he awoke the nation…. The Pope organized millions for us."

What the movie could not really delve into, but what Weigel's First Things essay did, was the history stretching back some 60 years of the Communist war against the Catholic Church. Files unearthed after the collapse of the Soviet Union detail how the Soviets and their satellites actually infiltrated the Vatican with spies, how they fought the church at every turn, how they brutalized some of its priests -- and how they particularly were vexed, even for decades before Wojtyła became pope, by this one courageous priest who became bishop and then cardinal while openly challenging the Communists at every turn. When that cardinal Wojtyła was named pope, the Communist authorities were horrified. Eventually, it is clear, they tried to have him killed, with their hired assassin only barely failing to end Wojtyła's life.

"The Commission for New Martyrs of the Great Jubilee of 2000 concluded that there were likely twice as many martyrs in the twentieth century than in the previous nineteen centuries of Christian history combined," wrote Weigel. "The great majority of these twentieth-century martyrs gave their lives for Christ at the hands of communism."

And this:

In November 1973, the SB's [Polish Secret Police's] Department IV created "Independent Group D," which was assigned the task of "distintegrating" Polish Catholicism through a coordinated attack on the Church's integrity. The leader of Independent Group D, SB colonel Konrad Straszewski, had been the secret-police contact of one of Wojtyła's colleagues at the Catholic University of Lublin for years. The reports on Wojtyła from Straszewski and other SB agents led Polish prosecutors to consider charging the archbishop of Kraków with sedition on three occasions in 1973-1974. Things had changed since the heyday of Polish Stalinism, however, and communist leader Edward Gierek did not dare do to Wojtyła what his predecessors had done to Wyszyński in 1953. So the surveillance of the archbishop increased, as did the efforts to suborn his associates in the archdiocesan chancery. And then there was the brutality: Msgr. Andrzej Bardecki, ecclesiastical advisor to the lay-run Catholic newspaper Tygodnik Powszechny, was beaten senseless by SB (or SB-inspired) thugs one night after leaving an editorial meeting that Cardinal Wojtyła also attended. Visiting the elderly priest in the hospital the next day, the archbishop said, "You replaced me; you were beaten instead of me."

No Hollywood film could do justice to this decades-long, cloak-and dagger, deadly and redemptive story of faith against all odds. But for the part of the story covered by Nine Days That Changed the World, the video, interviews, and narrative leave the viewer dumb-struck with awe.

Karol Józef Wojtyła is being beatified Sunday not because he helped kill Communism, but as a result of how he carried out his life and ministry in the full myriad of ways a priest and pope acts to touch the hearts of the faithful. One needs not be Catholic, or even Christian, to recognize profound goodness and even holiness when it appears -- as it did appear in the person of  Wojtyla. One need not share his exact theology to recognize its rare combination of learning, faith, humility and compassion.