POLITICA E MAGISTRATURA IN ITALIA
di Giovanni De Sio Cesari
Tensioni nel governo per lo scontro Mastella-Di Pietro Da Il Sole24 ore del 22/1007 Alta tensione nel governo. Alla vigilia dell'ennesima settimana
decisiva per capire di più sulla sorte dell'esecutivo, con i primi voti
al Senato sulla Finanziaria e il decreto di accompagnamento, va in
scena un vero e proprio scontro tra Clemente Mastella e Antonio Di
Pietro. Con l'ex pm di Milano che si spinge fino a chiedere al
presidente del Consiglio di «valutare se sia opportuno» che il leader
dell'Udeur coinvolto nell'inchiesta 'Why not' di Catanzaro resti al suo
posto. E il ministro della Giustizia che, alla fine, gli fa lanciare la
sfida dal suo «usciere», quello di Via Arenula: «Abbia il coraggio di
non scaricare il problema sul presidente del Consiglio. Porti la sua
richiesta in Parlamento, ma metta sul banco anche le sue dimissioni.
Poi vediamo come va». La querelle tra Mastella e Di Pietro, l'ennesima
tra i leader di Udeur e Idv, scoppia quando l'ex magistrato punta il
dito sulla decisione del Guardasigilli di avviare un accertamento
disciplinare contro il magistrato di Catanzaro Luigi De Magistris, fino
a ieri titolare dell'indagine, poi avocata dal Procuratore generale.
Una «furbata», per Di Pietro, che «potrebbe portare alla caduta del
governo». Insinuazioni che non piacciono proprio a Mastella. Che a
rispondere per le rime non ci pensa due volte, a margine dell'incontro
con il Papa a Napoli: «Di Pietro non capisce di diritto, è un
analfabeta della materia e se leggesse qualche libro eviterebbe le
gaffe», spara Mastella, chiarendo che «avocazione non significa
interruzione dell'inchiesta». E infine un'altra staffilata 'personalè:
«Di sicuro io nondebbo rispondere di 100 milioni, nè della Mercedes».
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L'episodio sopra riportato è uno dei tanti che mostrano come in Italia vi sia da molti anni una forte tensione fra magistratura e politici.
Fino agli anni ‘90 la magistratura veniva accusata di proteggere i politici insabbiando tutte le indagini relative ad essi: il tribunale di Roma fu definito “ il porto delle nebbie” per dire che quando i procedimenti a carico dei politici vi entravano, vi sparivano, venivano persi di vista nelle lungaggini e nei cavilli delle procedure giudiziarie. .
La situazioni cambiò radicalmente con nel 1993 con il fenomeno cosi detto di “Mani pulite”: un gruppo di magistrati e soprattutto un allora sconosciuto vice procuratore Antonio Di Pietro, iniziarono una serie di indagini sul finanziamento illecito dei partiti e su altri atti di corruzione che ebbe l’effetto stupefacente di smantellare i partiti che per circa 40 anni avevano governato l’Italia (la D.C. e i suoi alleati) . In seguito poi anche il nuovo leader del centro destra, Silvio Berlusconi, fu oggetto di numerose indagini e processi che si trascinano, con alterne vicende, stancamente, fino ai nostri giorni.
In linea generale ad essere
oggetto di indagini furono soprattutto i partiti della destra: l’azione dei
magistrati è stata quindi generalmente sostenuta dalla sinistra: negli ultimi
tempi pero abbiamo anche indagini su esponenti della coalizione di centro-
sinistra
Si è formato quindi quello che viene definito il “partito dei magistrati”,. un
movimento inteso cioè a difendere l’opera della magistratura dalle pressioni
politiche che si è espresso anche con clamorose manifestazioni come i
“girotondi” davanti alle procure Dall’altra parte sono state organizzate anche
violente campagne denigratorie dei magistrati soprattutto sui mass media più o
meno controllati da Berlusconi
In questo breve lavoro cerchiamo di far comprendere al lettore americano le ragioni degli uni e degli altri, al di la delle violente polemiche contingenti che appuntandosi su aspetti particolari e specifici , oscurano le motivazioni di fondo
Per semplicità di lettura poniamo su fondo verde le opinione a favore dei magistrati e su fondo giallo quelle contrarie
NECESSITA DEL GIUDIZIO
I° TESI
Se un politico viene accusato deve lasciare che il procedimento giudiziario faccia il suo corso in tutti gradi di giudizio. Il sistema giudiziario italiano da amplissime garanzie agli imputati e quindi sarebbe anche nel suo interesse, se si sente veramente innocente di lasciarsi giudicare per liberarsi di ogni sospetto. |
2° TESI
Il procedimento in genere dura molti anni: il grosso pubblico invece giudica immediatamente i personaggi coinvolti, perde fiducia in essi appena si conosce che è indiziato: le sentenze intervengono dopo molti anni quando il danno è stato già fatto e la carriera politica già stroncata : anzi la gente generalmente ignora quasi del tutto le sentenze finali e comunque non ha poi molta fiducia in quelle assolutorie Molti imputati dei processi di Mani Pulite sono stati poi assolti: ma non per questo hanno potuto recuperare la fiducia degli elettori o potuto riprendere .la propria carriera politica, anzi quasi nessuno sa che sono stati assolti, |
LA VERITA' GIUDIZIARIA
I° TESI
I magistrati accertano la verità esaminando attentamente tutti gli indizi, le prove, tutte le difese e quindi alla fine sono in grado di giudicare con cognizione di causa: non si devono invece processare gli imputati sulle piazze, senza avere gli elementi, la serenità, le capacita per farlo. ne tanto meno i magistrati debbono essere oggetto di campagne denigratorie, di pressioni indebite |
2° TESI
Non si mette in dubbio tanto le sentenze definitive ma l’opera dei procuratori della repubblica. Questi possono intentare un procedimento, perseguirlo per anni a loro personale parere: il fatto che poi dopo anni non hanno raccolto sufficienti indizi o che questi poi vengano considerati insufficienti dalla magistratura giudicante non arreca loro alcun danno mentre rovina la vita dello indiziato costretto fra al’altro a grosse spese per la propria difesa. La verità giudiziaria non deve essere confusa con la verità in assoluto: i magistrati accertano quello che appare in giudizio che può essere anche diverso da ciò che appare ad altro livello. umano o politico |
UGUAGLIANZA DI FRONTE ALLA LEGGE
I° TESI
Il magistrato non può usare due pesi e due misure a secondo che l’indiziato sia un povero diavolo o un imputato eccellente : deve quindi, per suo dovere, perseguire tutti allo stesso modo secondo l’indiscusso principio costituzionale che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge |
2° TESI
Se un magistrato persegue un poveraccio autore di un furtarello non si pensa che abbia alcun interesse e motivazione personale: nel momento in cui invece persegue un personaggio importante della politica sorge il sospetto che sia spinto da motivazioni e convincimenti personali. Soprattutto si lamenta che il procuratore più che trovarsi di fronte a degli indizi li vada a cercare in modo sistematico, ossessivo, di creare cioè delle persecuzione giudiziarie nelle quali qualche elemento o indizio di colpevolezza prima o dopo si trova sempre. |
IMPARZIALITA' DEI MAGISTRATI
I° TESI
Il sistema giudiziario ha tante garanzia per la difesa : i controlli interni incrociati sono tanti: fra i vari incarichi già a livello di indagini e poi vi sono tre gradi di giudizio : in realtà non si è mai giudicati da una sola persona e quindi bisogna ritenere che il giudizi della magistratura sia imparziale |
2° TESI
Pur ammettendo che nel complesso vi siano queste garanzie il problema sollevato riguarda soprattutto una fase del giudizio ( in genere quelle delle indagini) Si afferma che molti magistrati sono spinti non dalla semplice esigenza di fare il proprio dovere ma da motivazioni politiche ( anche in buona fede), da prospettiva di carriera politica, semplicemente dalla voglia di notorietà I magistrati non sono persone al di sopra di ogni sospetto, non costituiscono una categoria a parte ma sono soggetti alle passioni e i limiti e di tutti gli altri uomini. Se la gente non si fida dell’onestà dei politici nemmeno si fida di quella dei magistrati, Se vi è un procedimento contro un politico non è affatto certo che il magistrato agisca solo per senso del dovere e non per interesse personale
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INTERFERENZE POLITICHE
I° TESI
Il magistrato deve fare il proprio dovere investigando sui fatti che possono essere oggetti di reati: non rientra nelle competenze (anzi sarebbe contrario ai propri doveri) tener presente gli effetti politici dei suoi atti |
2° TESI
Gli atti dei magistrati hanno una valore politico destabilizzante: in pratica nel momento in cui un politico viene investigato perde parte del proprio prestigio,:la scelta democratica viene fortemente e indebitamente influenzata, si corre il rischio di falsare la base stessa della democrazia: la scelta popolare. Da ciò nasce anche il sospetto che il vero scopo dell’indagine aperta sia semplicemente danneggiare una certa parte politica |
DIMISSIONI DEI CONDANNATI
I° TESI
Sarebbe opportuno che tutti coloro che hanno avuto una prima condanna si dimettano dagli incarichi politici elettivi , e anche auspicabile che si dimettessero anche quelli semplicemente inquisiti |
2° TESI
La scelta degli elettori deve essere libera e insindacabile: se essi scelgono una persona, sia pure condannata, è segno che essi hanno ritenuto quella persona comunque degna di rappresentarli, che non ha fiducia nell’operato della magistratura e non si può pretendere che la magistratura abbia una specie di potere dei veto sulla libera scelta elettorale. |
SEGRETEZZA DEGLI ATTI
I° TESI
Gli atti dovrebbero essere riservati :in realtà essi diventano subito di pubblico dominio, vengono pubblicati con grande rilievo dai mass media anche prima che siano effettivamente notificati, a volte prima che siano formalizzati. Ma la responsabilità di tutto ciò non deve essere fatta risalire ai magistrati ma dipende dal fatto che la legge prevede che essi siano conosciuti da un gran numero di persone qualcuno delle quali evidentemente trova qualche motivo per inviarli ai mass media Poichè poi i magistrati vengono fatto oggetti di campagne denigratorie hanno poi bisogno anche di denunciarle e di difendersi apparendo quindi in pubblico, in TV e in conferenze stampe |
2° TESI
Si ritiene che siano gli stessi magistrati che nascostamente diano risonanza mediatica ai propri atti, li si accusa di voler perseguire con i propri atti non tanto l’iter giudiziario ma la notorietà mass mediale , che se veramente volessero ,sarebbero in grado di controllare il fenomeno Il magistrato deve esprimersi solo per atti e sentenze, non può presentarsi al pubblico come un uomo politico o una star dello spettacolo
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Giovanni De Sio Cesari