THE MANGER  -IL  PRESEPE

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http://www.romeartlover.it/Natale.htm

ORIGIN OF THE MANGER 

The first Manger (or crib It. presepio) is thought to have been prepared by St. Francis in the 1223    Christmas' night in the monastery of Greccio, a very small town in Central Italy. The re-enactment of episodes of Jesus' life was not new as scenes of Christ's Passion were already part of the ceremonies of the Holy Week. Cribs became very popular and in the following centuries the manufacturing of the statues and of the landscape elements became a sort of minor art.

Naples became famous in the XVIIIth century for the development of very elaborate cribs using wood, cloth, terracotta and porcelain and introducing mechanisms to move figures around.

Giotto: presepio di Greggio

 

 

http://www.presepenapoletano.it/amicipresepe/amipre8.htm

Neapolitan crib

The eighteenth century Neapolitan crib had among its components: the theatre, especially the comic opera, and the realism together with the fashion and the cultural sours of that century. Theatricality was increased in comparison with that of the baroque crib, thanks to the extreme flexibility of the iron and tow manikins and thanks to the disposition to reproduce Naples ( with its squares, its market places, its small outdoor concerts, its taverns ) in the scenographies and in the scenes. The eighteenth century was the golden age for the crib art. Naples became again the capital of a kingdom, one of the most brilliant towns in Europe during the Illuministic period. This was the century that saw the flourishing of arts, philosophy, economy, law, culture, and the crib art flourished just when Illuminism was trying to pull down all the Christian principles. But the crib had become secularized adding new characters and components that nothing had to do with the sacred scene. The group of the Mystery was set against a brackground of a pagan ruined temple and the characters, whether herdsmen, countrymen, beggars or patricians wore the costumes of the provinces of the kingdom. The crib was just the mirror of the every-day life, with the miseries of common people and the pomp and splendour of nobilility. The art overcame the representation of the Mystery, and each scene in the crib was a melting of sacred and profane, a confusion of epochs, an intrusion of exotic elements, a more or less evident symbolism such as the ruined temple near the cave, recalling the most recent archeological discoveries and standing for the triumph of Christianity over paganism; the Angels near the gold and near the luxurious, gorgeous costumes of the Magi, or their retinue and of the noble people, announcing to the shepherds the birth of Our Lord who will rescue them from the old slavery. All that was possible just because there was a great flourishing of sculptors such as G. Sammartino, Lorenzo Vaccaro and also L. Mosca, F. Celebrano, M. Bottiglieri, the Ingaldis, N. Vassallo, just to remember the most important ones. They did not only built monumental, marble  works or precious things for churches and public buildings, but they also carved in wood or moulded in clay little heads of shepherdes. The crib art also encouraged several kinds of craftmanship with skilful artisans who worked in a creative way in their shops, collaborating with their apprentices, with their workmen and with specialized artisans such as silk workes, tailors, joiners, chisellers, silversmiths, etc.
The eighteenth, Neapolitan crib was defined by the scholar Raffaello Causa in his book "Il Presepe Cortese" where he asserted: "typical voice of the artistic culture of Naples in the eighteenth century.... the crib may be said "cortese" in order to differentiate it from the old crib for churches... it shows itself be a wordly, laical, disenchanted experience, a fashionable play of the court, of the aristocracy and of the wealthy bourgeoisie..... amusement for the èlite during the idle hours of the day...". As a consequence, the fable of the eighteenth century crib was concluded with the decline of this so refined society of strange taste.
With the progressive ascent of the middle class, clay statuettes of different qualities and sizes, within the reach of the most and in proportion of smaller scenographies, were produced. The crib became the mirror of common life so rich of interest and activities.
As for the distinctive character of the nowadays crib, we must observe that prevailed the tendency to draw inspiration from the eighteenth century, as the golden age of the crib art with its manufacture of scenographies, shepherds, animals, accessories and expression of "beauty" tout-court. Also the nineteenth century, with its realistic sceneries and with its terra-cotta shepherds, has today its many followers who are particularly keen on usages, crafts and tools now disappeared. Also "the modern" miniature cribs, full of statuettes ( moschelle ) a few inches high, inspire excellent artists and artisans.
In the last century, wich has gone through two world wars, the interest in crib has been soothed. However in the last thirty years the crib is undergoing a happy season thanks to skilful, fanciful artists, artisans, hobbysts and also thanks to the interest of collectors, fans, sympathizers, and crowds of people fond of crib who every year in December visit crib according to an old custom.

 

TI PIACE O PRESEPE?

 Giovanni De Sio Cesari

 

 

Chiedeva così in “Natale in casa Cupiello” il padre al figlio e arrivava la risposta tagliente e  sacrilega ,” no, num me piace”:  a nulla valevano le richieste disperate e anche le lusinghe , la riposta era sempre la stessa e mandava nella disperazione il povero padre  che non poteva darsi pace che il figlio  potesse cosi  disconoscere  la antica, pia usanza dei presepio . Quando Eduardo scriveva questa commedia dall’America era cominciata ad arrivare la moda dell’albero, rapido da installarsi ed anonimo, rutilante di luci come le insegne delle città moderne che soppiantava il presepe dalla preparazione lunga e accurata, opera  personale del padre famiglia che dedicava ad esso tutte la cura delle lunghe sere invernali nell’odore penetrante della colla di pesce e il battere dei chiodini.

Poi il presepe ha avuto la sua rivincita: a Napoli vengono turisti d’ogni parte e affollano all’inverosimile le stradine di S. Gregorio Armeno per vederlo. E accanto all’albero, in ogni casa, c’è il presepe .

E’ accaduto lo stesso per la Befana: dapprima soppiantata dal Babbo Natale dai nordici tratti  la cara vecchina della nostra infanzia fu  addirittura “sfrattata” dal calendario e dalle feste scolastiche ma  è poi tornata trionfante affiancando  il più moderno Santa Claus.

 Tuttavia pure io credo che malgrado l’affermarsi a livello mondiale del presepe napoletano qualcosa si è perduto per sempre.

Il presepe ormai è entrato anche esso nell’ottica del consumismo : è qualcosa che si compra, non che si fa personalmente, espressione più del buon livello di guadagno che della personale espressione artistica e culturale : chi ha più disponibilità finanziarie compra il  presepe più bello, firmato,  per mostrare  il suo successo economico allo stesso modo in cui  compra capi di vestiario griffati ed orologi di marca.

 D’altronde è fenomeno comune che l’artigianato tradizionale perda il suo carattere di “arte povera” per diventare business milionario.

Il fatto in verità è che le antiche feste cristiane e anche il Natale hanno perduto molto del loro valore originario e si sono inserito nel modo della produzione, del consumo. Il Natale è l’ “affare economico “ dell’anno commerciale, la “pietas” tradizionale è stata messa in un canto se non è collegata a potenti circuiti commerciali.

 D’altra parte diciamo pure che la realtà è mutata, non è la stessa dei secoli in cui il presepe nacque. Il presepe è opera ingenua che riveste di apparenze moderne (del 700  e 800) la Natività ignorandone completamente il contesto storico. Esso è pieno di osterie, di botteghe che vendono  ogni genere di succulenti cibi che non c’entrano nulla con la Natività ma che riflettono  un mondo nel quale la fame era compagna  sgradita e assidua  della gente comune che vedeva il Natale come il giorno in cui l’antica fame aveva momentanea tregua  .

 Il presepe veniva allestito nelle giornate dalle luce breve e dalle lunghe serate in cui le famiglie erano raccolte  nelle case intorno a bracieri e  scaldini.

 Ma ora la gente è presa dall’ansia del soprappeso, le sere chi non esce sta davanti alla TV o a PC ,non c’è forse nemmeno lo spazio fisico per mettersi a costruire il presepe.

Questo però non deve farci credere che il Natale cristiano non esiste più. A ben vedere anche il Natale del presepe poi non sempre era tanto cristiano: il mondo cambia ma il messaggio evangelico resta. Assume forme nuove e diverse ,si invera in momenti storici diversi. Non bisogna  confondere la sostanza del messaggio con la forma che esso può assumere storicamente e quindi credere che la fine di una forma particolare  sia la fine del messaggio stesso. Ci fu pure un tempo in cui non esisteva il presepe napoletano ma pure esisteva il Cristianesimo : cosi anche se un giorno non ci sarà il presepe ci sarà ugualmente,  in altre forme il messaggio cristiano

Cosi anche i popoli e le culture e le lingue mutano ma  i popoli restano: non sempre i napoletani hanno mangiato pasta e pizze e costruito presepi: sarebbe arbitrario assolutizzare un momento storico e considerarlo quello vero, genuino.