SCUOLA ISLAMICA IN ITALIA
Il problema In Italia sono stati fatti vari tentativi per istituire scuole per soli arabi :questo fatto ha provocato forti polemiche per il timore diffuso che tali scuole di fatto impediscano l'integrazione dei giovani mussulmani immigrati , futuri cittadini italiani Riportiamo alcune prese di posizione :G Zagato,,S. Girardin, Magdi Allam, Fuad Allam, G De Sio Cesari |
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Da via
quaranta a via ventura SIMONE GIRARDIN editorialista LA PADANIA A Milano l’incubo della scuola coranica di via Quaranta non è passato come qualcuno pensava a settembre dell’anno scorso quando la struttura abusiva venne chiusa per inagibilità dal Comune. Si è solo trasferito in via Ventura (zona Lambrate). Qui l’allora “doposcuola”, anche esso abusivo, si è oggi trasformato in una struttura (altrettanto abusiva) per l’insegnamento dell’islam dove decine di ragazzi, non regolarmente iscritti negli istituti pubblici riconosciuti dallo Stato, prendono lezione da parenti e pseudo-docenti senza alcuna abilitazione. Il problema della ghettizzazione volontaria della comunità araba torna dunque sotto i riflettori. Facciamo un passo indietro. Tutto iniziò undici anni fa quando la struttura di via Quaranta aprì i battenti come scuola consolare egiziana. Una struttura gelosamente tenuta “riservata” negli anni dai loro stessi frequentatori fino allo scoppiare delle polemiche scatenate dalla Lega. La scuola di via Quaranta - dicono i “docenti” islamici e i genitori dei ragazzi - non sarebbe una madrassa (scuole dove si impara solo il corano salmodiandolo) e neppure una scuola islamica (non si insegna l’islam). Si insegnano in lingua araba i programmi scolastici egiziani sui relativi testi. Alla fine dei corsi, a 14 anni, i ragazzi hanno un titolo egiziano che però non ha valore in Italia: formalmente potrebbero frequentare le scuole superiori italiane, nei fatti non ne sono preparati. Un campanello d’allarme che mostrò le lacune di un modello scolastico come via Quaranta assolutamente inadeguato per rispondere alle esigenze di integrazione e scolarizzazione degli stranieri di cultura islamica. Ma negli anni nulla è cambiato, nonostante si fosse avvertita l’esigenza, da parte delle istituzioni cittadine, di spingere i ragazzi islamici a frequentare le scuole pubbliche italiane. Si è solo sviluppato un processo di “italianizzazione” e di presunta “legalizzazione”. Ad esempio oggi tutti i ragazzi delle scuole elementari islamiche a fine anno si presentano alle scuole pubbliche per l’esame di abilitazione. Poco, troppo poco. Una soluzione molto fragile che ha spinto i genitori musulmani non tanto a portare i loro ragazzi nelle strutture scolastiche italiane (come volontà fattiva di integrazione) bensì ad avanzare la richiesta di una prima forma di legalizzazione complessiva come scuola per stranieri in Italia. Inizialmente per le elementari poi sempre più in alto fino alle superiori. Partono così i contatti con il Comune di Milano. Ma se la scuola avvia la procedura deve avere una sede idonea per avere il riconoscimento. Le famiglie islamiche dicono di aver avviato l’iter. Ma di quei documenti nessuno sa niente. Nè agli uffici regionali dell’istruzione, nè l’amministrazione comunale milanese. Tra l’altro c’è un problema da non sottovalutare: attaccata alla scuola c’è anche una moschea che ha avuto un passato diciamo tumultuoso con arresti e perquisizioni anti-terrorismo. La trattativa comunque andrà avanti ma non troverà mai sbocco in una soluzione definitiva; fino a quando il Comune non si decide a mettere la parola fine inviando una lettera ufficiale di diffida in cui si invita a chiudere la scuola di via Quaranta. Sarà così. A fine settembre del 2005, nonostante le barricate dell’ex prefetto Bruno Ferrante, da poco candidatosi sindaco dell’Unione, il Comune chiuderà la scuola per inagibilità. Gli oltre quattrocento ragazzi iscritti e i loro genitori non fanno però una piega e si spostano nella struttura in via Ventura, da ieri trasformata in un vero e proprio istituto arabo. Ma al di là del dato strettamente tecnico che ha portato alla chiusura dello stabile di via Quaranta, la soluzione ideale, a detta degli operatori del settore, resta una sola: l’inserimento dei ragazzi arabi nella scuola pubblica. Solo così si può evitare - come scriveva a Magdi Allam - la possibile nascita «di scuole di violenza e di catechismo. [ |
Magdi Allam Vice direttore
Corriere della Sera,
giornalista di origine
egiziana
Gli errori della mala-integrazione
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IL RISCHIO DI CREARE AULE GHETTO Nella parte della mia
vita passata in Algeria, quando mia madre era direttrice della mia
scuola elementare, la "Capitain Zachloul", la scuola non si chiamava
"islamica": era la scuola di un giovane paese, appena giunto
all´indipendenza, in cui si pensava a formare dei ragazzi che sarebbero
stati i futuri cittadini algerini; l´Islam non aveva ancora assunto il
carattere di rivendicazione che ha oggi. Oltre alla scuola, per alcuni
anni frequentai anche una madrassa: in essa imparai a conoscere meglio
l´arabo e la spiritualità islamica. Ma lo Stato distingueva bene la
scuola statale da quella della formazione religiosa. Certo, nella scuola
pubblica l´insegnamento dell´educazione civica era mescolato a un po´ di
religione, ma non ne era certo l´elemento fondativo: la scuola era
quella dello stato algerino, perché si era in Algeria.
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Scuola per islamici di Giovanni De Sio Cesari (studioso dell'islam ) ( www.cattolici..net )
L’iniziativa di chiudere una scuola per islamici ha avuto grande risonanza. Prescindiamo dagli aspetti tecnici e formali che sembrano essere più pretesti che effettive esigenze per andare al nocciolo del problema: è accettabile nel nostro paese una scuola riservata solo agli immigrati di una certa cultura e segnatamente islamica ?. Il preside della scuola ha affermata che si tratta di una scuola che segue i programmi ( laici ) delle scuole egiziane e non di una “madrase” (scuola coranica) dalle quali sono usciti, purtroppo, tanti attentatori suicidi. Aggiunge anche che in quella scuola non si predica un islam integralista ma anzi si insegna il rispetto per tutte le religioni. Accettiamo per vere le affermazioni del preside , anche se non abbiamo elementi per giudicarne la veridicità. Tuttavia anche in questo caso è comunque opportuna una scuola separata ? Gia alcuni esponenti islamici come il presidente della Lega Mondiale Islamica l’ex ambasciatore Scialoja già hanno dato una risposta chiaramente negativa. Infatti in tal modo di fatto si crea per gli immigrati un mondo separato e pertanto estraneo alla nazione nella quale invece dovrebbero integrarsi in quanto futuri cittadini italiani
Ma l’avvenimento deve essere visto nella prospettiva di un “ certo”
islam.
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